Regia di Alessio Cremonini vedi scheda film
Il 22 ottobre 2009 - a una settimana dal suo arresto - Stefano Cucchi (Alessandro Borghi), un geometra romano di 31 anni, tossicodipendente, viene trovato morto nel Reparto di Medicina Protetta dell'Ospedale Sandro Pertini della capitale, durante il regime di custodia cautelare. L'arresto avviene una settimana prima, il 15 di ottobre, subito seguìto dal processo per direttissima, che lo vede colpevole di detenzione, dallo stesso confermata, e spaccio di droga, al contrario sempre negata. Quel che più conta però è che il ragazzo arriva all'udienza con il corpo tumefatto e segnato da più lividi.
'Sulla mia pelle', diretto con estremo rigore da Alessio Cremonini alla sua opera seconda, è lo sconvolgente e scarno resoconto in immagini degli ultimi tormentati e terribili sette giorni di vita di Stefano, diventato in seguito tristemente famoso tanto per il clamore suscitato dalla vicenda quanto per la perseverante ricerca della verità messa in atto dalla combattiva sorella Ilaria (Jasmine Trinca), con l'appoggio dei suoi genitori (un sorprendente Max Tortora e l'attrice di provenienza teatrale Milvia Marigliano).
Ciò che colpisce maggiormente del film è l'assenza, in primo luogo, del tentativo (che spesso affligge tali film di denuncia) di fare del personaggio principale un 'santino', o un 'eroe', vittima di un 'sistema' persecutorio e, in secondo luogo, la (voluta) mancanza di sequenze o inquadrature ad effetto (vedasi ad esempio il pur pregevole 'Diaz' nella celebre sequenza al ralenty della bottiglia), operando invece per ellissi o tramite l'uso di fuori campo.
Questi elementi fan si che il film che ne sortisce è un'opera dal gran rigore formale, fatta di lunghe scene dove gli stacchi di montaggio sono ridotti al minimo indispensabile, di ritmi compassati, che creano un effetto angosciante e un'atmosfera quasi straniante, dove le scenografie sono ridotte all'osso e tutto si concentra sulla vicenda umana di Cucchi, dai contorni che rasentano l'incredibile.
Si assiste così, in modo quasi impercettibile, alla discesa negli inferi di un individuo che è si colpevole di un reato deprecabile ma che finisce in un ingranaggio più grande di lui, un mix tra ottusità della burocrazia, connivenza tra apparati statali, sistema giudiziario ed ospedaliero, che generano una storia fatta in primis di cattiveria umana (il pestaggio che sarebbe alla base del decesso, fu perpetrato, come ha stabilito l'inchiesta-bis, da tre carbinieri prima sospesi, poi rinviati a giudizio) e successivamente di indifferenza, da parte di medici e infermieri, proprio categorie investite da una vera e propria missione, ma colpiti da un'insopportabile indolenza ed inazione nei confronti di una persona che ha commesso un reato ma soprattutto un essere umano.
Capitolo a parte merita la strepitosa prova di Alessandro Borghi (9), un'interpretazione la sua paragonabile, per immedesimazione totale, a quella di tanti grandi attori dell'Actor's Studio (anche allo straordinario Michael Fassbender del magnifico 'Hunger' di Steve McQueen: recitazione molto contenuta, parlata sempre più biascicata in romanesco, viso sempe più emaciato con lo scorrere del minutaggio e un uso del corpo man mano più rannicchiato in se stesso, quasi a raggiungere una posizione fetale verso la tragica fine.
Crudo, in certi frangenti al limite della sopportabilità e percorso da un dolore continuo e lancinante per chi guarda, 'Sulla mia pelle' è un autentico pugno in faccia allo spettatore.
Voto: 8.
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