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Sulla mia pelle

Regia di Alessio Cremonini vedi scheda film

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La recensione su Sulla mia pelle

di barabbovich
8 stelle

Il 15 ottobre 2009 Stefano Cucchi, un giovane geometra della periferia romana, venne fermato dai carabinieri per un controllo. Colto in flagrante con delle dosi di hashish, venne portato alla vicina stazione dei Carabinieri e poi pestato a sangue. Da lì, per lui ebbe inizio, a causa delle conseguenze del pestaggio, un calvario che si concluse con la sua morte sei giorni più tardi.
Facendo filologicamente leva sulle carte processuali, frutto anche della testimonianza di 140 persone, il film diretto da Alessio Cremonini e distribuito da Netflix con una stranissima strategia (uscita contemporanea in sala e sulla piattaforma) è un'opera necessaria che getta una luce terribilmente sinistra sull'operato di agenti di stato che si sono macchiati dei delitti di Federico Aldrovandi, Carlo Giuliani, Giuseppe Uva e tanti altri ancora. Al di là dei contenuti quasi cronachistici - che raccontano le tortuosità di un sistema giuridico e penitenziario a dir poco kafkiano, che non permise ai genitori di Stefano e a sua sorella Ilaria (Trinca) di vederlo in quei tragici giorni (a parte un brevissimo contatto col padre in tribunale, durante l'udienza per direttissima) - è anche a la forma a convincere pienamente. Nulla che faccia pensare a un format televisivo, ma una regia sobria e misurata, refrattaria a qualsiasi tentazione voyeuristica, mai invadente, eppure curatissima, alla quale si accompagna un'impeccabile direzione degli attori. A cominciare da Alessandro Borghi che dà corpo (18 chili persi per poter entrare nel personaggio) e anima al suo Stefano Cucchi, l'antieroe, il derelitto umano privato di qualsiasi diritto e ucciso nella sua dignità, al quale un racconto mai agiografico non fa alcuno sconto, mantenendosi perfettamente a distanza da qualsiasi faziosità. Tutto il contrario di un film come Diaz che, pur raccontando la barbarie di cui sono capaci gli uomini in divisa, esplicita la violenza (che qui rimane rigorosamente fuori campo) e propone una visione manichea che in Sulla mia pelle è del tutto assente. Anche se vedere magistrati, infermieri, medici, agenti penitenziari che si limitano a imbrattare carte per portare a casa la pagnotta tra prepotenze e indifferenza, fa montare una rabbia indicibile, che si aggiunge al disprezzo per quella gentaglia da mattatoio che popola i nostri commissariati. Quei silenzi, quell'indifferenza, mostrati in maniera così asciutta, non fanno che raffreddare il tasso emotivo del film, per caricarlo di una tensione indicibile. Si esce dalla sala sconvolti.

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