Regia di Iciar Bollain vedi scheda film
Yuli è un bimbo a cui piace danzare ma quello che per lui sembra voler essere solo un gioco è invece più di una passione, è un dono ma lui ancora non lo sa o forse semplicemente non lo vuole.
Il conflitto interiore di accettazione di questa sua capacità condisce il rapporto di Yuli con suo padre, antagonista e protagonista tanto quanto lui, uomo fiero delle sue origini, della storia da cui proviene la sua stirpe, che spesso diventa argomento delle storie che racconta al figlio minore, unico maschio della sua famiglia, a cui si sente legato più che alle altre due figlie; separato in casa da una moglie che pur non amandolo lo rispetta, vede in Yuli la sua unica speranza di rivalsa da quel passato di schiavi che incombe sulla sua vita.
Icíar Bollaín racconta la vita del ballerino Carlos Acosta, alla vigilia del debutto dello spettacolo che Acosta sta allestendo e che racconta proprio della sua vita. Il talentuoso ballerino, che nella pellicola interpreta se stesso da adulto, ripercorre la sua infanzia attraverso i suoi ricordi, alternandoli con le prove delle coreografie che compongono lo spettacolo. E la pecca è proprio questa; se la parte relativa al racconto della sua vita risulta attraente e scorrevole, è proprio quando entrano in scena i ballerini che, provando le danze per lo spettacolo suddetto, interrompono il racconto e catapultano la visione in uno stato di noia catatonica.
Questo perché il punto forte dell'intera pellicola sembrano essere i dialoghi, rafforzati dalla buona interpretazione dei personaggi principali che compongono la vita di Yuli. Forse improntare il tutto su un racconto puramente biografico avrebbe reso la pellicola più attraente invece di osare con una formula diversa che però finisce per accontentare solo quella parte di pubblico appassionata di danza.
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