Regia di Duccio Chiarini vedi scheda film
Restando nella sfera d’interesse della sessualità, ma virando dall'adolescenza alle crisi coniugali delle coppie di (ormai ex) trentenni moderne, Duccio Chiarini mette in scena con eleganza, forse troppa, e leggera ironia l’odissea emotiva di Guido, un’uomo all’alba dei quarant’anni che si ritrova solo, costretto a pregrinare da un divano all’altro nelle case degli amici. La distanza dai personaggi quasi perenne della macchina da presa, rafforzata da una modalità narrativa che privilegia il piano sequenza rispetto al montaggio, restituisce allo spettatore uno sguardo più ampio sulla vicenda narrata, oltrepassando la trama in senso stretto e rappresentando la nevrosi sociale di una generazione precaria in ogni senso.
L’ospite è un film ben scritto e ben sostenuto da prove attoriali convincenti, però il riserbo del regista nei confronti del dolore dei suoi personaggi porta lo spettatore lontano dal coinvolgimento emotivo. Il minimalismo dell'opera, nonostante una fotografia spesso suggestiva, non esalta tanti elementi presenti a schermo, ma che vediamo lontani.
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