Regia di Asghar Farhadi vedi scheda film
Una storia poco credibile e per nulla appassionante di rapimenti, segreti di famiglia che riemergono e tensioni socioeconomiche che esplodono, in una Spagna stereotipata da cartolina in cui il regista iraniano sembra vagare come uno spaesato turista. Una recitazione sguaiata e sopra le righe. Zeppo di cliché e troppo lungo e noioso .
71' FESTIVAL DEL CINEMA DI CANNES (2018)
Che delusione, che occasione sprecata, questa incursione europea del regista iraniano Asghar Farhadi, con la power couple iberica Cruz/Bardem che ci tedia con smorfie e sceneggiate.
Cadendo nella trappola spesso imputata ai registi occidentali quando filmano Paesi “altri “, Farhadi sembra non cogliere le profondità e sfumature dell'Europa e si muove come uno spaesato turista in una banale Spagna stereotipata da cartolina, tra vigneti ed antichi campanili.
Una storia poco credibile di rapimenti, segreti di famiglia che riemergono e tensioni socioeconomiche che esplodono, dopo una prima parte che si riduce ad un interminabile filmino della festa di matrimonio, diventa un giallo per nulla appassionante e zeppo di stantii di cliché e si trascina per 130 interminabili minuti di crescente noia.
La fotografia è da serie tv di RaiUno e irritante risulta la recitazione, che il regista ha evidentemente richiesto esagerata e sopra le righe, dalla sguaiata festosità del matrimonio ai singhiozzi da telenovela della Cruz addolorata: temo perché corrispondente ad una sua immagine stereotipata degli spagnoli come popolo chiassoso e passionale.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta