Regia di Asghar Farhadi vedi scheda film
CANNES FESTIVAL 2018 - CONCORSO- FILM DI APERTURA
"Il diavolo fa le pentole...ma non i coperchi", recita un detto popolare, a significare che le verità, prima o poi, vengono sempre a galla; specialmente nei piccoli centri cittadini, nei paesi ove ancora tutti si conoscono e sanno tutto quello che c'è da sapere e da condividere in piazza, nei bar, quando proprio non ci si riesce a farsi i fatti propri.
Un matrimonio della sorella richiama al paesello natio una bella quarantenne trasferitasi a Buenos Aires con l'uomo che ha sposato, ed i due figli, una ragazza di 16 e un maschietto ancora bambino.
Tutto procede bene alla festa, almeno finché la figlia della nostra donna misteriosamente scompare, e risulta irrintracciabile. Due messaggi al cellulare della madre, e alla moglie dell'ex fidanzato della donna, oggi il ricco del paese con la sua ubertosa tenuta agricola, presente al matrimonio, avvisano che la ragazza è stata rapita, ed avanzano la richiesta di un cospicuo riscatto, che sopravvaluta spropositatamente le possibilità economiche - in realtà modestissime - della famiglia argentina.
Tra panico e disperazione, misteri e circostanze tenute nascoste riguardo ad un passato di soli sedici anni distante da oggi, molte verità verranno a galla, e le dritte di un poliziotto in pensione, contattato per evitare le forze dell'ordine, capacito innescare azioni inconsuete ai danni della ragazzina, sofferente pure di asma, faranno luce sulle probabili mosse che caratterizzeranno i sequestratori.
Se la scelta del primo vero film in trasferta dell'iraniano celebrato regista Asghar Farahadi - coproduzione franco-spagnola-italiana - può comprendersi possa esser stata strategicamente destinata ad aprire le danze del piu' celebrato e noto festival cinematografico del mondo in ragione del glamour della bella e adorata coppia da Oscar tutta iberica formata da Bardem+Cruz, qualitativamente - spiace davvero ammetterlo - siamo di fronte ad un'opera a dir poco imbarazzante.
Lunga sin oltre due ore per perdersi oltre una prima mezz'ora nei festeggiamenti di un matrimonio da telenovela brasiliana, Everybody knows è già un controsenso sin dal titolo, e spiattella scolasticamente una storia di rapimento che si addentra nelle pieghe sentimentali ed economiche di due famiglie dalle fortune altalenanti, senza raccontarci nulla che non sia scontato, prevedibile, perfettamente immaginabile: una vera situazione imbarazzante da telenovela, fotografata banalmrnte da luci e raggi di sole a sproposito, e raporeaentata attraverso lo sguardo da turista per caso di un regista che si incanta di scorci e vedute che non gli sono proprie, senza saper valutare che sta dirigendo un film dello spessore e della consistenza di un filmino amatoriale, o di un vero e proprio video matrimoniale.
Un disastro insomma, ove la coppia glamour di Spagna (la Cruz con quei denti d'Avorio brilluccicanti che emanano fluorescenza sinistre ed inquietanti, Bardem all'espressione sempre più ebete e porcina) oltre a confermare che assieme riesce quasi sempre e solo a fare danni, stavolta riesce invero pure a farci rimpiangere la pochezza di quel pastrocchio di Escobar presentato fuori concorso a Venezia 2017.
L'unica a salvarsi (dato che pure Ricardo Darin è imbalsamato e imbarazzato come non è mai stato sino ad oggi) è la bella e brava Barbara Lennie, che interpreta la consorte di Bardem, una professoressa indirettamente molto legata alla vicenda per via di un collegamento intimo che non è lecito svelare in questa sede.
Per il resto, tutto folklore da quattro soldi, sguardo sciato e turistico di un pur valido regista sradicato dalle proprie origini, e costretto a misurarsi con cultura, situazioni e costumi che non conosce e non sa inevitabilmente trattare adeguatamente.
A peggiorare le cose, pur mantenendo coerenza con la pochezza di certi ammiccamenti puerili su scorci e vedute di paese da "consigli per gli acquisti", mancherebbe solo veder spuntare di colpo Banderas tra le fioriere mentre parla dei massimi sistemi con la sua gallina dalle uova d'oro.
Con una partenza del genere, lecito ritenere che si possa solo fare di meglio: ce lo auguriamo davvero, memori di un Concorso 2017 piuttosto fiacco e almeno in parte da dimenticare.
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