Regia di Sergio Rubini vedi scheda film
Taranto. Barboncino, un delinquente, scappa con il bottino di una rapina e si rifugia in cima a un palazzo, in uno stanzino in cui vive un minorato mentale convinto di essere un sioux. La forzata convivenza sconvolgerà le vite di entrambi.
Sergio Rubini ritorna dietro la macchina da presa dopo 4 anni: tanto è passato dal mezzo passo falso di Dobbiamo parlare, oper(in)a comunque gradevole che riduceva all’osso scenografie, situazioni e (numero di) personaggi per scavare in profondità nelle emozioni e nelle psicologie. In tal senso prosegue la ricerca del Rubini cineasta, qui anche sceneggiatore insieme a Carla Cavalluzzi e Angelo Pasquini, con un film incentrato su due interpreti e sulle loro dinamiche interrelazionali, per quanto non esclusivamente focalizzato su ciò. Da apprezzare come sempre le scelte di casting, che mettono al centro della pellicola lo stesso Rubini e Rocco Papaleo – perfetti nell’ambientazione tarantina della trama, manco a dirlo – e prevedono nei ruoli laterali anche Bianca Guaccero e Ivana Lotito; colonna sonora di Ludovico Einaudi, fotografia di Michele D’Attanasio, produzione Fandango con Rai Cinema: i mezzi a disposizione sono buoni, anche se la storia è striminzita, il ritmo ondivago e i colpi di scena latitano. Non così male se paragonato alla media del cinema italiano contemporaneo, Il grande spirito è un lavoro senza dubbio onesto e con qualche idea, ma niente di più. 4/10.
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