In un quartiere della periferia di Taranto, durante una rapina, uno dei tre complici, un cinquantenne dall'aria malmessa, Tonino detto Barboncino (Sergio Rubini), approfittando della distrazione degli altri due, ruba tutto il malloppo e scappa. La sua corsa procede verso l'alto, di tetto in tetto fino a raggiungere la terrazza più elevata, per rifugiarsi in un vecchio lavatoio, dove trova uno strano individuo (Rocco Papaleo) dall'aspetto eccentrico: sostiene di chiamarsi Cervo Nero e di appartenere alla tribù dei Sioux. Dal suo canto Tonino è sotto assedio: il quartiere è presidiato dai suoi inseguitori, gli angoli delle strade controllate. In questa immobilità forzata, realizzando di essere completamente solo, a Tonino non rimane che un'unica disperata alternativa: allearsi con quello squilibrato che si comporta come un pellerossa e che, proprio perché guarda il mondo da un'altra prospettiva, potrà forse fornirgli la chiave per uscire dal vicolo cieco in cui è finito.
Sergio Rubini ci ha abituato ad originali incursioni registiche. A mio avviso, "La stazione" è una gemma di film. "Il grande spirito", invece, vorrebbe esserlo ma non ci riesce. La messinscena criminale è l'afflato poetico dono due caratteri del film che non sempre si coniugano a dovere. Rimane un film godibile, con un Papaleo abbastanza in parte.
Proseguono le storie pugliesi del Rubini regista, che va ancora una volta a bersaglio con una storia di emarginazione e redenzione, criminalità e riscatto, poesia e magia, con lui che dà sempre il meglio quando è regista di se stesso e con Papaleo in grande forma. Magari poteva starci giusto una sforbiciatina alla durata... Voto: 4 stelle (2024)
Una coppia di ottimi attori, un noir tarantino contemporaneo, più di un suggerimento poetico, evidenti pezzi di vita subdola, misera, sognatrice, di facciata. Questi gli ingredienti di un buon film, che concilia cultura e cronaca, leggenda e squallore. Per me niente male, anzi.
Dalla sommità delle case di Taranto si respira l'aria della marginalità e della 'Fabbrica' per antonomasia.... come sospesi sulle vicende terrene, prossimi al grande Cinema.
“Non si fa la rivoluzione con un film. Ma un film può essere la leva per sollevare l’inerzia delle cose o delle persone” dice Ken Loach parlando del suo cinema di diseredati, e gli fa da controcanto la “deriva sognante” di Chagall: “Mi tuffo nelle mie riflessioni e volo al di sopra del mondo”.
Insomma, si vive come si può e l’arte… leggi tutto
Il protagonista di questo curioso "western metropolitano" è un cinquantenne dall’aria malmessa,un ladruncolo da strapazzo, Tonino alias Sergio Rubini, detto il Barboncino ,per via di un grossolano ma gravissimo errore, commesso durante una rapina. Spettinato e trasandato, l’uomo che doveva fare da palo durante una rapina, approfittando di un momento di… leggi tutto
Taranto. Barboncino, un delinquente, scappa con il bottino di una rapina e si rifugia in cima a un palazzo, in uno stanzino in cui vive un minorato mentale convinto di essere un sioux. La forzata convivenza sconvolgerà le vite di entrambi.
Sergio Rubini ritorna dietro la macchina da presa dopo 4 anni: tanto è passato dal mezzo passo falso di Dobbiamo parlare, oper(in)a comunque… leggi tutto
Tonino "Barboncino" è nella fase calante della sua "carriera" criminale, ormai declassato al livello di "palo". Un incidente durante l'ultima rapina gli concede però l'opportunità per un colpo di coda. Ma deve prima fare i conti con i complici a cui vorrebbe sottrarre il bottino...
Rubini fima la regia di questo singolare "western metropolitano",…
Il protagonista di questo curioso "western metropolitano" è un cinquantenne dall’aria malmessa,un ladruncolo da strapazzo, Tonino alias Sergio Rubini, detto il Barboncino ,per via di un grossolano ma gravissimo errore, commesso durante una rapina. Spettinato e trasandato, l’uomo che doveva fare da palo durante una rapina, approfittando di un momento di…
Da una rapina finita male, condotta da un gruppo di 'sporchi' malavitosi raffazzonati, si sprofonda in un limbo di visionarietà riprodotto dall'alto.
Una pellicola nella quale regna la 'verticalita', il disagio, la follia.
Ottimi momenti al limite del cinema ‘off’, finalmente dall’Italia una pellicola coraggiosa, che evita l’ammiccamento ed il compiacimento verso…
Tonino, soprannominato Barboncino, è un malvivente ormai avanti con l'età, la cui carriera criminale è stata segnata da diversi errori e tanti anni di carcere. Nel corso di una rapina, approfitta di un imprevisto per appropriarsi dell'intero bottino e fuggire. Inseguito, e presto raggiunto, sui tetti dei palazzi di Taranto, ove è ambientato il film, Tonino è…
Un ladruncolo maldestro viene coinvolto in una rapina da due delinquenti di mezza tacca ancora più imbranati di lui. Nel bel mezzo del furto, l'uomo riesce ad impadronirsi del lauto bottino, che tuttavia, nella concitata fuga, rimane sepolto sotto un cumulo di ghiaia. Ferito, il fuggitivo riesce a trovare riparo su una terrazza che conduce ad una abitazione fatiscente, che l'uomo scopre…
Tonino, soprannominato barboncino, è un piccolo criminale di Taranto spesso dileggiato dai suoi complici e ormai usato semplicemente come palo. Al termine di una rapina la refurtiva rimane nelle sue mani e fiutando la possibilità di riscattare una vita fatta di stenti decide di scappare braccato dagli ex complici e da una loro banda rivale. Durante la fuga trova rifugio…
Nell’interezza della proposta, le uscite home video di agosto vanno in direzione opposta rispetto a quanto accaduto nel mese precedente. Non hanno a… segue
Prosegue il mio diario...con le visioni di Maggio (Film ordinati per anno di uscita).
Serie TV concluse:
3a True Detective;
8a Il Trono di Spade;
E voi cosa avete visto?
“Non si fa la rivoluzione con un film. Ma un film può essere la leva per sollevare l’inerzia delle cose o delle persone” dice Ken Loach parlando del suo cinema di diseredati, e gli fa da controcanto la “deriva sognante” di Chagall: “Mi tuffo nelle mie riflessioni e volo al di sopra del mondo”.
Insomma, si vive come si può e l’arte…
Taranto. Barboncino, un delinquente, scappa con il bottino di una rapina e si rifugia in cima a un palazzo, in uno stanzino in cui vive un minorato mentale convinto di essere un sioux. La forzata convivenza sconvolgerà le vite di entrambi.
Sergio Rubini ritorna dietro la macchina da presa dopo 4 anni: tanto è passato dal mezzo passo falso di Dobbiamo parlare, oper(in)a comunque…
Continua a far freddo e piovere e anche le previsioni della settiamana entrante non sono affatto confortanti: bene! Ci si gioca su, ovviamente. A nessuno fa piacere questa primavera dai tratti autunnali e chi…
Sono tanti i film in arrivo questa settimana. È anche segno che la morsa di Avengers: Endgame sulle sale iyaliane si sta allentando, lasciando liberi spazi che sinora erano occupati. È così…
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Commenti (11) vedi tutti
Sergio Rubini ci ha abituato ad originali incursioni registiche. A mio avviso, "La stazione" è una gemma di film. "Il grande spirito", invece, vorrebbe esserlo ma non ci riesce. La messinscena criminale è l'afflato poetico dono due caratteri del film che non sempre si coniugano a dovere. Rimane un film godibile, con un Papaleo abbastanza in parte.
commento di Peppe ComuneProseguono le storie pugliesi del Rubini regista, che va ancora una volta a bersaglio con una storia di emarginazione e redenzione, criminalità e riscatto, poesia e magia, con lui che dà sempre il meglio quando è regista di se stesso e con Papaleo in grande forma. Magari poteva starci giusto una sforbiciatina alla durata... Voto: 4 stelle (2024)
commento di robynestaSui tetti di Taranto, tra gabbiani e rondini, un film strampalato ma non privo di poesia. Bravo persino Rocco Papaleo.
commento di Artemisia1593Italiano dalla nascita, costretto a guardare film italiani sottotitolati perché recitati in qualche dialetto sconosciuto.
commento di gruvierazMi dispiace per Ivana Lotito ma questo Film è inguardabile ! voto.0.
commento di chribio1Capiranno mai gli autori italiani che l'uso così eccessivo del dialetto li rende provinciali e fastidiosi da guardare?
commento di silviodifedeUna coppia di ottimi attori, un noir tarantino contemporaneo, più di un suggerimento poetico, evidenti pezzi di vita subdola, misera, sognatrice, di facciata. Questi gli ingredienti di un buon film, che concilia cultura e cronaca, leggenda e squallore. Per me niente male, anzi.
commento di PieroPiccolo film molto bello . Grandissimi Rubini e Papaleo
commento di quicicascoInsolito "western metropolitano" visionario e stralunato. Sceneggiatura latitante, interpretazioni convincenti. Così, così.
leggi la recensione completa di Furetto60Dalla sommità delle case di Taranto si respira l'aria della marginalità e della 'Fabbrica' per antonomasia.... come sospesi sulle vicende terrene, prossimi al grande Cinema.
leggi la recensione completa di starbookUn approdo che sa di satira e di favola, morale ma non troppo, un universo alla Chagall ma con i piedi ben saldi sulla terra
leggi la recensione completa di yume