Regia di Corrado Farina vedi scheda film
In un futuro non troppo distante un astronauta scende sulla Terra. Il pianeta è abitato solamente da robot che, dopo aver sterminato la razza umana, attendono ulteriori ordini.
Già studioso e critico di cinema, Corrado Farina realizza i suoi primi lavori da regista a poco più di vent’anni, fra la fine degli anni Cinquanta e i primi Sessanta; fra questi c’è un cortometraggio, Si chiamava Terra, dalle tinte fantascientifiche che precorre gli scenari del Pianeta delle scimmie (Franklin J. Schaffner, 1968), pur raggiungendo altri esiti. Diciotto minuti scarsi a colori, girati in assoluta povertà ma con un buon dispendio di idee e di impagabile arte di arrangiarsi; un solo interprete, lo sconosciuto Pietro Civallero, la cui carriera sul set termina proprio qui; macchinari e luci come unici ‘effetti speciali’: altro non c’è. C’è la chiara volontà di profetizzare un mondo disumano, tecnologizzato all’estremo e privo di sentimenti, nel quale non c’è più spazio per il pensiero e l’emozione, e date le circostanze bisogna accontentarsi. Piccolo e modesto esercizio di stile dalle pecche – formali e sostanziali – evidenti, ma a suo modo incoraggiante per un autore di cortometraggi fra i più noti e prolifici del Paese: Farina in quello stesso 1963 cominciava infatti la sua avventura nel mondo dei Caroselli (Wikipedia sostiene ne abbia girati oltre 500) e della pubblicità. 4/10.
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