Regia di Marco Ferreri vedi scheda film
Un omaggio al cinema, ma impostato alla Ferreri: l'ultimo film del grande regista riacquista il vigore e la carica spiazzante di originalità che ha contraddistinto la sua carriera fino quanto meno a un paio di lustri prima di questo Nitrato d'argento. Perchè qui il 'cinema' non è inteso (banalmente? o logicamente?) come il 'prodotto-cinema', ovvero il film in sè, la pellicola realizzata anche con il materiale del titolo; qui si tratta del cinema-sala, vera e propria istituzione della prima metà del ventesimo secolo, in cui si rideva, ci si emozionava, si amava (anche e soprattutto carnalmente), si imparava la lingua, si conosceva gente nuova... e via dicendo. Ferreri ne approfitta per inserire frammenti dai film che considera determinanti per questo secolo di vita (molto interessante quello di Ladri di biciclette, con De Sica che spiega al bambino la scena in cui deve piangere), non rinunciando all'autocitazione - meritata, perchè no? - con La grande abbuffata e, più scherzosamente, con la rappresentazione della morte di Dillinger all'uscita di un cinema. Alla lunga la monotonia dell'ambientazione non aiuta, ma fortunatamente Ferreri sa contenersi ad un'ottantina di minuti.
Omaggio ai cent'anni di cinema, ma non alla pellicola in sè (per la quale il nitrato d'argento era basilare), bensì alla sala cinematografica, luogo di divertimento, masturbazione, gioia e noia, passatempo dei poveri e rifugio di ragazzini e coppiette in cerca di intimità.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta