Regia di Gabriele Lavia vedi scheda film
La lupa è una donna matura che ha molti amanti e una figlia ormai adulta; questo in un paesino siciliano di fine Ottocento è considerato altamente immorale, tanto che la gente evita o maltratta la lupa e sua figlia. Nanni, giovane e bello, sembra l'unico a non nutrire pregiudizi verso le due donne; diventa così marito della più giovane, ma al tempo stesso amante della più vecchia.
Dalla celebre novella di Verga, con adattamento per lo schermo scritto da Gabriele Lavia, La lupa è in primis un'occasione perfetta per sfoggiare le doti artistiche della Guerritore: sacrosanto, sebbene ci siano un paio di cosette da puntualizzare. Riassumibili così: le rare regie cinematografiche di Lavia - molto più attivo come interprete, e a teatro - finiscono sempre per risultare ottimi veicoli per valorizzare la moglie, tralasciando però spesso e volentieri la forma cinematografica stessa del prodotto. Anche La lupa è una discreta trasposizione di un testo di impostazione teatrale, con poca azione, molti dialoghi (la maggior parte in siculo, talvolta abbastanza stretto da risultare di difficile comprensione), luci, scene e interpretazioni dalla chiara impronta teatrale; oltre a ciò va aggiunto che il co-protagonista Raoul Bova è ancora decisamente acerbo e ben lontano dalla sicurezza che acquisirà negli anni successivi. Indiscutibili invece Michele Placido e Giancarlo Giannini, cui vengono affidate parti marginali; in un ruolo minore c'è anche Lorenzo Lavia, figlio del primo matrimonio del regista. Sul valore del testo di origine non possono esserci obiezioni, ma sull'idea di rappresentarlo per il cinema nel 1996 forse qualche dubbio può sorgere. Le musiche sono di Ennio Morricone: sufficientemente ispirate. 3,5/10.
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