Regia di David Heinz vedi scheda film
Per l'America (e non solo) la data dell'11 settembre 2001, è stata uno spartiacque. Ognuno, laggiù, ha vissuto un lutto personale e ognuno l'ha elaborato a suo modo. Quell'evento storico ha segnato la società americana come fece la guerra del Vietnam e, ciclicamente, anche il Cinema torna a fare i conti con quei giorni. David Heinz, all'esordio, decide di darne una sua lettura, andando alla riscoperta dell'America profonda, antica, quella delle "small towns", dei motel, della strada, l'America rurale, folk, cercando di dare un messaggio di speranza attraverso la riscoperta delle radici anche musicali di una terra così vasta e diversa. Per far questo, affida a due musicisti la parte dei protagonisti: Joe Purdy, splendido cantautore dell'Arkansas (cercate i suoi dischi, meritano davvero), e Amber Rubarth, bella e solare cantautrice californiana. Una scelta che dà una chiara impronta al film, che attraverso il filo rosso delle canzoni che i due strimpellano lungo il tragitto che li porterà da Los Angeles a New York, sotto i cieli cupi di quel settembre, prova a portare speranza e unità, raccontando di un paese forte e multiculturale. "American Folk" è semplice come una canzone tradizionale, ma profondo. E' un viaggio "on the road", di una classicità assoluta, dove vengono scanditi i vari stati che i due ragazzi attraversano su di un vecchio van, colmandosi dei paesaggi e dei personaggi, sempre positivi e amabili che i due incontrano. Non succede molto, in effetti, e tutto il fascino è affidato alla musica, alla strada e all'America: ne esce quasi un film documentario, di chiara impronta "progressista", un po' dolciastro e non del tutto riuscito. Joe Purdy non è un attore, e si vede, mentre la Rubarth se la cava decisamente meglio, e il tutto suona come una una specie di manifesto delle buone intenzioni, fra un po' di retorica e immagini laccate, da videoclip. Per uno come me che conosce e ama questa musica, la visione è stata comunque godibile, ma dubito che raggiungerà molti cuori, fuori dagli States. Un lavoro pacato e tranquillo, come un bell'album folk di Pete Seeger o della Carter Family. Mezzo voto in più, appunto, per la musica, splendida.
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