Regia di Robert Mulligan vedi scheda film
Inquietante e imperfetto horror rurale di Mulligan, tutto incentrato sul sospetto e il tema del doppio negativo che emerge ed influenza anche il lato buono dell'essere umano.
La provincia agricola del Connecticut del 1935 è il teatro dove si sviluppa la storia dei gemelli Perry, identici ma opposti perché Niles sembra subire incondizionatamente l'influenza malvagia di Holland che gli suggerisce comportamenti macabri e azioni spesso fatali su chi le subisce, l’unica nella fattoria che riesce ad avere un dialogo sincero con Niles è nonna Ada, sembra infatti che Holland sia come la coscienza malvagia di Niles e solo lui riesce a vederlo, ma in realtà è in carne ed ossa o frutto della sua immaginazione? E’ esistito una volta ed ora non c’è più o è solo una sua proiezione mentale? In realtà chi è il vero malvagio Nles o Holland?
Mulligan era uno specialista del cinema esistenzialista, basta pensare a due suoi film bellissimi come “Strano incontro” e “Quell’estate del 42” nei quali raccontava con grande tatto argomenti spigolosi come l’aborto e la perdita di una persona cara a causa della guerra, in “The other” è ancora una volta impegnato con la descrizione dell’America popolare che fu ma è alle prese con una trama horror capace di sfociare nella problematica adolescenziale del piccolo protagonista, per meglio dire dei piccoli protagonisti che nonostante non siano praticamente mai nello stesso frame erano veramente due gemelli, purtroppo su questo punto rilevo una grossa pecca del film: la loro identica raffigurazione dei due personaggi uguali fuori e diversi dentro denota una ovvia inesperienza davanti alle telecamera mi viene anche il dubbio che siano stati diretti in questa maniera proprio per confondere ancor più le idee allo spettatore, io personalmente ho indovinato lo snodo chiave della trama abbastanza presto.
I gemelli Udvarnoky che interpretano Niles e il suo negativo Holland non sembrano molto naturali e la stessa Uta Hagen seppur brava e in parte eccede a volte in sentimentalismi durante i suoi soliloqui, nonostante ciò la recitazione si coniuga bene con il susseguirsi degli eventi e molte sequenze trasmettono sani brividi grazie alla solida regia di Mulligan: la frammentaria sequenza del forcone sotto la paglia, quella rivelatrice del pozzo e quella finale alla ricerca ossessiva del bambino scomparso denotano la capacità creativa di questo grande regista della vecchia scuola americana mai troppo apprezzato.
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