Regia di Ludovic Bernard vedi scheda film
Su un solido spartito, un film che sa toccare i tasti giusti, nonostante qualche passaggio un po' forzato. Très bien. Voto 6 e mezzo/7.
Il giovane Mathieu è nato per il pianoforte ma è destinato al penitenziario : mentori e maestri passati e presenti verranno in suo soccorso, anche l'amore assumerà l'aspetto di un'ideale tastiera d'ebano e d'avorio capace di creare nuove melodie, e infine il ragazzo imparerà a misurarsi coi propri demoni e, soprattutto, con Rachmaninov. Il regista-sceneggiatore Ludovic Bernard riprende temi del cinema di Van Sant ("Will Hunting", "Scoprendo Forrester") e di Audiard ("Tutti i battiti del mio cuore") e li fa suoi con abilità. Certe svolte della trama non sono del tutto fluide e credibili, come il momento in cui il protagonista si astrae dalla realtà (in un modo talmente esagerato da far sembrare il Dottor Zivago un tipo concentratissimo e sempre presente a se stesso) e si fa beccare con le mani nella marmellata, anzi, nella tastiera, o il pleonastico accumulo di tensioni inscenato nella parte finale della storia; ma il film è gradevole, ben recitato (i veterani Wilson e Thomas su tutti) e, a tratti, anche un po' commovente. Paradossalmente in un'opera che esalta la passione per la musica classica si ricorre al jazz di "At last" nella versione di Etta James come commento musicale ad una scena di innamoramento, e al rock alternativo di "Where is my mind?" dei Pixies per descrivere un momento di emozione e di esaltazione stordente, quando Liszt in un caso e la Nona del buon "Ludovico Van" nell'altro avrebbero egregiamente assolto alla funzione senza uscire dal contesto. Il bellissimo concerto per piano numero 2 di Rachmaninov non può non evocare ai cinefili "Quando la moglie è in vacanza" di Wilder e le buffissime fantasie musical-seduttive suscitate nel simpatico Tom Ewell dalla strepitosa Marilyn.
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