Regia di Ugo Chiti vedi scheda film
Il vento della calunnia soffia nelle umide vie di una toscana rurale, con "cencio che dice male di straccio" e nessuno che si fa gli affari propri. Tante ipotesi, un solo risultato: una grande (divertente) bischerata.
Chiti gioca in casa ed imbastisce una commedia sul chiacchiericcio e sulle bécere usanze paesane nella sua toscana, dipingendo un ritratto di vizi e malcostumi delle piccole (e non solo) comunità, fatte di invidie, calunnie ed ignoranza. Il regista crea un torbido mistero attorno al quale costruisce un castello di pittoresche ipotesi che sconvolgerà la vita del nebbioso paesino, fino all'epilogo che renderà il tutto una farsa tragicomica. Buono nella realizzazione di quella sensazione di visione da dietro la persiana o, per meglio dire, di quella pruriginosa voglia di interessarsi dei fatti altrui, meno nella struttura che appare troppo teatrale e poco cinematografica. Non si assiste ad una comicità folgorante, ma ci si diverte di tutte quelle piccole bischerate che il quotidiano sa regalare. Gustoso lo studio dei personaggi ed intelligente la scelta di centellinare il consueto linguaggio vernacolare sboccato. Lento, a tratti, il ritmo. Curioso.
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