Regia di Nick McAnulty, Brian Allan Stewart vedi scheda film
Tragico POV che annaspa nel cattivo gusto, ruotando intorno al banale metodo di fare del Male. Senza motivo, a casaccio, sul prossimo. Film che si avvicina -per concetto- al vero Snuff, pur essendo opera di finzione. E questo essere girato in stile "found footage" con giocata al ribasso morale, lo allontana dal senso stretto di cinema.
Jennifer (Jennifer Fraser) e Farhang (Farhang Ghajar) hanno progettato a lungo, freddamente, il sequestro ai fini di omicidio di uno sconosciuto. Si sono attrezzati, per l'occorrenza, di tutto il necessario: manette, cerata, candeggina, martelli, seghe, pale e quant'altro necessario per ridurre in piccoli pezzi il corpo. Jennifer, in particolare, con una videocamera riprende tutti i dettagli: dalla preparazione, agli acquisti in ferramenta (!), sino alla messa in atto del delitto, con dettaglio sulla devastazione del cadavere. La coppia ha stabilito delle regole circa la vittima, ovvero non deve essere troppo giovane né anziana (dai 20 ai 50 anni), non deve essere parte di una minoranza sociale o di razza specifica (perché l'omicidio non possa essere inquadrato come discriminante), né deve essere un disabile ma, soprattutto, non deve esserci un motivo personale. Ragione per cui viene scartato un uomo che ha avuto un alterco con Jennifer a causa della telecamera. L'attenzione finisce su Gary (Jon Gates), un barbone invitato dalla regista "sanguinaria", senza che il compagno sia stato informato della scelta.
"Niente invalidi. Direi nessuno che sia disabile. Voglio solo essere completamente sicura che siano consapevoli al cento per cento di quello che sta succedendo. E quello che sta succedendo come sta succedendo. Sì, devono sapere. E non posso garantirlo se è qualcuno che è mentalmente ritardato. Non che io abbia niente contro questo gruppo, è solo che non lo saprei. È contrario allo scopo per il quale lo stiamo facendo. Perché lo stiamo facendo, se non lo sappiamo?" (Jennifer pone dei paletti sulla "categoria" della vittima designata)
Film di uno squallore pressoché infinito, oltretutto girato con la tecnica del POV (Point Of View) ovvero tramite le riprese amatoriali effettuate dai due odiosi protagonisti. Rappresenta il debutto in regia per la coppia canadese Nick McAnulty e Brian Allan Stewart. Per quasi quarantacinque minuti vediamo l'antipatica coppia fare battute su il dove, come e quando, prendendosi gioco del prossimo e -più in generale- della vita. Quando inizia il massacro, in virtù di effetti speciali ultrarealistici e del continuo modo d'agire -con sarcastica irriverenza- da parte di Jennifer (sorridente, brinda e insiste nel vilipendio di cadavere), il film raggiunge picchi di insostenibile violenza, e grafica, e morale ed etica. Nel terzo "atto", mentre Farhang viene (umanamente per fortuna) sorpreso dai sensi di colpa, si scatena da parte di Jennifer tutta la follia e la malvagia essenza che può solo essere ospite di una mente malatissima, votata a perpetrare il Male fine a se stesso. Il punto di riferimento dei due registi è, con tutta evidenza, lo Snuff e -in particolare- il voler colpire basso il pubblico, posto qui di fronte ad oltre novanta minuti di intollerabile cattiveria. Il volontario (?) parallelismo con fatti purtroppo realmente accaduti (il terzetto ucraino composto da Igor Suprunjuk, Viktor Sajenko e Alexander Hanzha) confina il film tra i peggiori titoli mai girati (e concepiti) e -soprattutto- tra quelli privi di decoro (per storia trattata e tipologia di messa in scena). Il veloce finale (consolatorio) ha tutta l'aria d'essere stato imposto per non turbare troppo i sonni degli spettatori. Nonostante tutto, questo Capture kill release, si è portato a casa oltre otto riconoscimenti ad altrettanti Festival di settore. E questo è quello che fa più orrore (la macelleria proposta nel film non fa paura, semmai schifo e disgusto). Un film di rara tristezza...
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