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Festival

Regia di Pupi Avati vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Festival

di Dany9007
7 stelle

Pupi Avati ritenta un esperimento che ne ha un po' caratterizzato il marchio di fabbrica negli anni: lanciare un attore strettamente legato a ruoli comici in una trama drammatica. Il tentativo più riuscito è senz'altro il celebre Regalo di Natale, che ha visto un Diego Abatantuono per la prima volta al di fuori del suo tipico ruolo di "terrunciello", così come vede un Carlo Delle Piane per la prima volta assurgere ad un ruolo di spessore. Proprio Regalo di Natale ed il fortunato esito di critica che riscosse, si lega strettamente alla vicenda narrata in Festival. Stavolta la "scommessa" è su Massimo Boldi, per la prima e credo unica volta al di fuori dei ruoli da cinepanettone, che interpreta Franco Melis, attore celebre per film trash tra gli anni '70 ed '80, che dopo un periodo di profondo declino, a seguito della partecipazione quale protagonista per un film a basso budget ma ben fuori dalle sue corde, si accinge a poter tornare concretamente alla ribalta. Avati descrive bene il mondo degli attori decaduti, ormai in affanno ad ottenere un contratto in cabaret di provincia e costantemente circondati da personaggi che vivono o sopravvivono grazie a loro, come Renzo Polpo, fedele agente dei tempi bui che si spende completamente per garantire a Melis un supporto (soprattutto morale) in un periodo che appare sempre più rovinoso o Alexandra, ambigua ed affascinante ragazza straniera che sembra trovare in Melis l'appoggio per cominciare a frequentare (senza grandi scrupoli) il mondo del cinema. L'occasione ghiotta è però il Festival del cinema di Venezia, dove Melis, approda insieme alla sua piccola "armata Brancaleone" nella disperata speranza che un riconoscimento al film, ma soprattutto alla sua interpretazione che, dai primi commenti della critica, sembra sorreggere l'intera vicenda, arriva ad ambire ad un riconoscimento ufficiale che svolterebbe la sua situazione. Tuttavia sin dal principio Melis avverte un pericolo concreto tra uno dei giurati: uno di questi era stato vittima in passato di un pesante sgambetto, esercitato proprio ad opera di Melis, e per questo teme una ritorsione. Ma anche in questo caso la situazione sembra evolvere verso un epilogo più sereno, con una riconciliazione con questo "avversario" e con le prime voci sulla sua reale vittoria. Ma sarà un'amara sorpresa. Proprio Avati racconterà che il film si rifà ad una situazione in cui si trovò Walter Chiari ed in cui Avati fu in qualche modo coinvolto. Chiari, ormai superati i 60 anni e dopo un lungo periodo di assenza sugli schermi, con il flm Romance aveva avuto un ottimo riscontro di critica e sembrava poter ritornare a ruoli di rilievo. Un'incomprensione da parte della moglie di Alberto Lattuada, quest'ultimo presente nella giuria, fece giungere a Chiari la notizia della sua vittoria imminente. Il giorno dopo, però, venne invece premiato Carlo Delle Piane, proprio per il ruolo in Regalo di Natale di Pupi Avati. Se la vicenda non ha chissà quale mordente, fa piacere solo il fatto di vedere sfruttate delle capacità attoriali di Boldi, peraltro in un ruolo che non ispira alcuna simpatia, vedasi la sequenza in cui Melis, ormai convinto di aver ottenuto il riconoscimento annuncia chiaramente a Polpo che si sarebbe appoggiato quanto prima ad un agente di maggior spessore, senza alcuna gratitudine per gli anni e gli sforzi intrapresi insieme. Oltre a questo Avati è spietato nella rappresentazione del mondo cinematografico e dei festival: persone disperate, giornalisti spietati (tutte le interviste hanno uno sfondo di cattiveria), un contesto televisivo senza spessore e superficiale. 

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