Regia di Letizia Lamartire vedi scheda film
VENEZIA 75 - SETTIMANA DELLA CRITICA
Il successo è questione di un attimo, poi, come un toro nell'arena, ti scalza via, scaraventandoti in basso, lasciandoti stordito, stupefatto, incredulo, smarrito ancor prima che dolorante. Poi di esso non rimane che un lontano ricordo, che sbiadisce sempre di più inesorabilmente.
Isabella, ora quarantenne di bella presenza, con un figlio ventenne concepito "per errore", ma ora amato più di ogni altra cosa al mondo, si ritrova a cantare nei night di provincia di una Bassa Padana suggestiva ma un po' fuori da ogni giro divistico in grado di poterla rilanciare; e' stata una cosiddetta "meteora", diva di un solo successo, poi inghiottita nuovdmente dalla normalità. Suo figlio le fa da chitarrista, la sopporta, si risente, non può fare a meno di lei, ma ha pure ambizioni di divenire solista o di aggregarsi ad un nuovo gruppo, capitanato da una vocalist di cui è innamorato.
Pur legati da un profondo rapporto di affetto, madre e figlio non fanno che ostacolarsi, l'una melanconica, indolente e spesso molesta con chi le vuole bene disinteressatamente, in nome dei tempi in cui "era giovane e bellissima", oltre che cantante promettente e sulla cresta dell'onda; l'altro intransigente e orgoglioso, proteso a riuscire laddove le speranze di gloria della genitrice si arenarono proprio all'apice di una effimera notorietà ingannatrice.
L'esordio nel lungometraggio di Letizia Lamartire ha, da un lato, il pregio di restare intimamente e verosimilmente legato ad un aspetto provinciale catturato con partecipazione, tipico di un'Italia che il cinema spesso rifugge oppure ancor peggio edulcora e svia con vezzi scenografici fuorvianti e poco consoni ad una visione che rispetti con correttezza un suo contesto logistico-paesaggistico verosimile ed opportuno.
Dall'altro purtroppo è afflitto da dialoghi imbarazzanti, spesso addirittura insostenibili, pronunciati da personaggi, spesso di contorno, decisamente inverosimili e spuntati fuori da un cilindro che rispecchia mondi del tutto poco plausibili.
Pertanto nemmeno la giusta carica e verve di una Barbora Bobulova molto motivata, e la presenza un po' imbarazzata, ma di pregio, di un ottimo attore come Massimiliano Gallo, impegnato in un personaggio-riempitivo un po' troppo distante ed avulso, riescono a mitigare quel senso di inadeguatezza che muove ognuno dei tre personaggi principali, sia coloro che si aggrappano alle speranze di un futuro luminoso a portata di mano, sia pure coloro che l'ebbrezza dei riflettori l'hanno vissuta così intensamente, da rimanere scottati nel veloce declino in cui sono stati inesorabilmente travolti.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta