Regia di Valerio Attanasio vedi scheda film
Antonio fa il praticante in un importante studio legale; l’avvocato Bellastella, con la promessa di una futura assunzione, lo sfrutta in ogni modo, come un vero e proprio tuttofare. Un giorno arriva perfino a chiedergli di sposare la sua amante argentina, incinta. Nel frattempo i membri di un clan malavitoso difeso da Bellastella minacciano di cominciare una guerra di mafia.
Dopo qualche sceneggiatura (la più rilevante è quella di Smetto quando voglio, di Sydney Sibilia, 2014) e alcune regie di cortometraggi, ecco il debutto nel lungometraggio per Valerio Attanasio: Il tuttofare è un film ambizioso, un tentativo di raccontare in chiave di satira sociale certi aspetti distorti dell’Italia contemporanea, dalla tremenda difficoltà dell’inserimento lavorativo per i giovani fino alla corruzione che permea incontrastata gli alti piani del potere. In alcuni momenti il lavoro risulta assolutamente azzeccato, altrove invece è risaputo e poco convincente (il rapimento da parte dei mafiosi è una caricatura male assestata, per es.); fra le pecche principali c’è una mancata direzione degli interpreti che naturalmente non intacca la prestazione – a tratti irresistibile, quando sbrigliato – di Sergio Castellitto, ma che già sui giovani Clara Alonso e Guglielmo Poggi ha effetti catastrofici (specie per il secondo, considerando poi che è il protagonista della pellicola). In scena compaiono anche Elena Sofia Ricci, Luca Avagliano, Tonino Taiuti e Marcela Serli. Sceneggiatura dello stesso Attanasio, che pare si sia ispirato al romanzo di metà Cinquecento Lazarillo de Tormes, dall’autore anonimo. 4/10.
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