Regia di Valerio Attanasio vedi scheda film
Antonio (Poggi) è un brillante neolaureato in giurisprudenza che vive con il padre vedovo in una stamberga alle porte di Roma. Viene preso come praticante, rigorosamente in nero, da un principe del foro (Castellitto) che è anche docente universitario, avvezzo a intrallazzi d'ogni tipo. L'ingenuo ragazzino passa così da un matrimonio combinato con l'amante dell'avvocato a un incontro ravvicinato, molto ravvicinato, con dei mafiosi collusi con il suo datore di lavoro.
Esordio dietro la macchina da presa per Valerio Attanasio, che - tra riprese e montaggio - dimostra indubbiamente di avere masticato cinema a volontà, ben oltre l'abbecedario scolastico. Tutt'altro discorso riguardo al copione, che sbiadisce soprattutto nella seconda parte, quando il rapporto tra mentore e recluta imbocca una pista esageratamente grottesca. Il giovane protagonista, una sorta di Emilio rousseauiano postmoderno, sembra uscito dalla stessa penna che generò il personaggio di Trintignant ne Il sorpasso, centrifugato in una lettura nient'affatto consolatoria sul rapporto scoraggiante tra giovani e mondo del lavoro.
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