Regia di Sergio Sollima vedi scheda film
Ben recitato e ben diretto, sconta un discorso ideologico troppo a tesi e troppo ragionato. La prima metà del film circa è quella che funziona meglio, perché pensa solo alla narrazione di una vicenda, e lo fa in modo vigoroso e ricco di suspense. Poi spunta la ragazza comunista che aiuta i compagni a espatriare clandestinamente, e il progressivo svelarsi del retroscena del rapimento assume sempre maggiori connotati politici. La vicenda finisce con una vera e propria tesi ideologica per rovesciare la società corrotta e costruirne di botto una giusta ed equa.
La trama ricorda molto quella di “La resa dei conti”, migliore quest'ultimo anche perché pensa a raccontare bene una storia, e molto meno o in modo sfumato al discorso ideologico. Il personaggio che incarna il messaggio ideologico dell'opera, cioè l'evaso, finisce per essere molto ambiguo, persino dal lato sessuale, e non mi pare adatto ad essere il portabandiera dell'idea che si voleva veicolare. Detto questo, devo dire che Sollima dirige bene, con vigore, e costruisce un poliziesco di buon livello, caratteristica non certo frequente nel genere in quegli anni. Un altro merito del film è la rinuncia alla violenza eccessiva, gratuita, compiaciuta, così presente nei polizieschi italiani anni 70. Senza truculenza, si può raccontare comunque di tutto e di più. La parte finale, col ricatto di uccidere un uomo non troppo cattivo in cambio della liberazione della moglie, poteva essere materiale per un interessantissimo dilemma di coscienza. Peccato, appunto, per il discorso politico. Ma cosa volete, eravamo nel 1973...
Bella la canzone della sigla, e belle le musiche di Morricone.
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