Regia di Ulu Grosbard vedi scheda film
Un affermato cantante deve fare i conti con un anonimo personaggio che ne mina la reputazione. La sua vita è un continuo succedersi di stati mentali, senza riposo, senza sonno. Bella parabola sull'alienazione. Grandiosi i protagonisti.
C'è qualcosa di meraviglioso e incompiuto in questa pellicola di Ulu Grosbard. Dustin Hoffman è stratosferico ma, malgrado ciò, si vede togliere la scena quando sale in cattedra Barbara Harris che, non a caso, per i pochi minuti della sua presenza rimediò una meritatissima nomination come attrice non protagonista. Le atmosfere oniriche e quasi ossessive della pellicola sono potenziate enormemente dai bellissimi ed eterei dialoghi e dall'ancor più bella colonna sonora firmata da Shel Silverstein. Malgrado ciò, qualcosa sembra non funzionare. Il ritmo è basso (ma questo può non essere un difetto) e soprattutto le fasi in cui il protagonista va di fantasia risultano a volte disconnesse, confusionarie, rumorose quando non irritanti. Il finale è volutamente veloce, per spiazzare lo spettatore e lasciarlo a riflettere su ciò che ha appena visto ma per altri versi può apparire frettoloso e incompleto. Le tempistiche, insomma, e la sceneggiatura, potevano essere gestite in maniera più efficace. Resta una pellicola godibilissima.
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