Regia di Emanuele Imbucci vedi scheda film
Un'indagine meditativa sul grande artista italiano, attraverso la sua opera e le sue idee.
Non è il solito docu-fiction della BBC (genere che ormai mi è diventato antipatico), ma un'opera originale, la quale fonde sì documentario e finzione, ma lo fa in modo intelligente, non sensazionalistico, e cerca di andare a fondo dei personaggi e dell'opera di Michelangelo. I personaggi, per l'appunto, sono due: il grande scultore e pittore, e il critico e biografo Giorgio Vasari. Il primo è interpretato da un intenso Enrico Lo Verso, il quale viene finalmente rimesso in condizione di mostrare il suo talento; il secondo è interpretato da Ivano Marescotti, attore che ormai si è conquistato un posto di merito e di notorietà nel cinema italiano, pur senza mai divenire un divo (per fortuna, perché la cosa può anche dare alla testa). Lo Verso ci fa vedere un Michelangelo instancabile indagatore della natura e ricercatore delle forme dei corpi e delle cose. Come l'attore rende molto bene, dentro l'artista ardeva uno slancio e un'inquietudine che non trovarono posa neppure in vecchiaia. Il filo rosso che percorre tutta la sua opera è l'anelito di rappresentare la realtà così com'è, cioè il più fedelmente possibile. E naturalmente di rappresentare la bellezza. Da qui la sua instancabile osservazione del reale, e le sue ricerche anatomiche, per le quali giunse persino a studiare dei cadaveri, onde scoprire i segreti e i dettagli del corpo umano. E' chiaro che siamo anni luce lontani dall'arte del '900, la quale non tenta neppure di rappresentare la realtà, ma sceglie di offrire una sua distorsione, ad opera dello sguardo soggettivo dell'artista.
Il Vasari di Marescotti fa da cornice alle scene che vedono Michelangelo all'opera o in meditazione. Lo sguardo e l'espressione dell'attore sono incisivi, e mai banali o senz'anima.
E' un'opera coscienziosa, non frivola e divulgativa, che cerca di capire uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, autore di capolavori come “La Pietà” e “Il Giudizio Universale”, e che il mondo ci invidia; non a caso il documentario sta circolando con successo al di fuori dell'Italia.
Prodotto da Sky: è già da tanto, ormai, che la cultura è passata dalla Rai, di cui era stata appannaggio, alle reti private. E chi ha il coraggio di scommettere su di essa, vince.
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