Regia di Cristina Gallego, Ciro Guerra vedi scheda film
Questo film è sempre meglio, man mano che la storia procede, fino a situazioni e valori universali. Grandi immagini, gran bel film.
Il titolista italiano crede che l’italiano medio, oltre ad essere idiota, non vada all’estero, o non parli con gli stranieri, soprattutto non parli di cinema. Perché l’italico, secondo lui, non chiederà mai all’amico straniero se ha visto “Green gold”…”What??”…”Ma sì, Once upon a time in Colombia…” …”WTF????” e buonanotte, perché il titolo internazionale è Birds of passage, inarrivabile dalle premesse italiane. Peccato, perché questo è un bel film, un ottimo crescendo, che parte come un documentario, pure pesantino, e arriva a una gangster story, quasi, una saga tribale con morti ammazzati, decisioni sbagliate, vendette, usi e costumi bellissimi (e veri), con attori bravissimi, reali, in questa storia di coltivazione e vendita di marijuana, in grande quantità, così come chiesto dai gringos degli Stati Uniti. Film di qualche anno fa, pre-pandemico, con una gran bella regia, formata da marito e moglie che curiosamente divorziarono proprio durante le riprese. Film di ultra d’essai, ma da non mancare, se capita; osannato dalla critica, partecipò a un concorso secondario a Cannes, vincendo qualcosa; anche il grande pubblico è rimasto molto contento, con un voto medio di 7,5, che è anche il mio voto.
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