Trama
Nel 1819, a Manchester, in località St. Peter's Field una tranquilla manifestazione di lavoratori si trasforma in rivolta quando l'esercito britannico con il suo attacco causa numerosi morti e feriti.
Approfondimento
PETERLOO: UN MASSACRO IN NOME DEI DIRITTI
Diretto e sceneggiato da Mike Leigh, Peterloo è un ritratto epico degli eventi legati ai fatti di Peterloo, quando nel 1819 un pacifico raduno pro-democrazia riunitosi presso St. Peter's Fields a Manchester si trasformò in uno degli episodi più sanguinosi e tristemente noti della storia britannica.
Una folla di oltre 60.000 persone radunate per richiedere riforme politiche e per protestare contro i crescenti livelli di povertà venne attaccata dalle forze governative. Molti manifestanti furono uccisi e centinaia rimasero feriti, dando vita a proteste in tutta la nazione, ma anche a nuove repressioni da parte del governo. I fatti di Peterloo rappresentarono un momento fondamentale nella definizione della democrazia britannica e che hanno giocato un ruolo importante anche nella fondazione del quotidiano The Guardian.
Con la direzione della fotografia di Dick Pope, le scenografie di Suzie Davies, i costumi di Jacqueline Durran e le musiche di Gary Yershon, Peterloo affonda le radici in un complesso quadro storico. Il 16 agosto 1819 a Manchester era una giornata calda e assolata. Durate tutta la mattinata 600 persone raggiunsero, poco per volta, St. Peter’s field, situata nella periferia sud della città. Alcuni arrivarono insieme alla famiglia, altri da soli, ma la maggior parte arrivarono in piccoli gruppi. Provenivano non solo dalla zone circostanti Manchester e Salford, ma anche da località più lontane, dalle città operaie del Lancashire, molti di loro raggiunsero Manchester a piedi.
Anche se era lunedì, erano tutti d'accordo che avrebbero indossato l'abito buono della domenica. Alcuni gruppi erano formati solo da donne, vestite di bianco. L'atmosfera generale era permeata da un grande senso di dignità, disciplina, relax, buon umore, amicizia e da un'aria celebrativa. Partecipavano anche alcune bande musicali e molti di loro cantavano. Molti sventolavano delle bandiere con slogan che facevano riferimento al Parlamento e alla riforma elettorale, al suffragio universale e all'eguaglianza di rappresentazione, e il cappello rosso simbolo di libertà era stato posizionato sopra i bastoni delle bandiere. Erano pochissimi quelli che portavano con loro armi e anche su questo si erano accordati precedentemente.
Organizzata con molta cura e attenzione, era una manifestazione pacifica pro democrazia, motivata dalla mancata rappresentazione in Parlamento, oltre che da un profondo inaccettabile livello di povertà tra i lavoratori come gli operai delle industrie tessili del Lancashire. Il loro obiettivo quel giorno era portare a conoscenza della loro situazione e delle loro richieste le autorità a Londra – il Governo e il Principe Reggente (che presto sarebbe stato Re Giorgio IV, suo padre, il vecchio e pazzo Giorgio III, sarebbe morto poco dopo).
Dalle 2 del pomeriggio questo raggruppamento di persone animato dalle migliori intenzioni sarebbe diventato protagonista di uno degli episodi più sanguinosi e tristemente noti non solo della storia inglese ma della storia universale della democrazia, della libertà e della lotta per i diritti. Dopo qualche giorno, un giornalista locale, citando la grande Battaglia di Waterloo di quattro anni prima, definì i fatti di quel sanguinario giorno, "il Massacro di Peterloo" e da quel momento i tragici eventi di Manchester furono ricordati con quel nome evocativo. Fu sicuramente un massacro. Furono uccise 15 persone, inclusi una donna e un bambino, colpiti con la sciabola o calpestati. E oltre 600 persone, uomini, donne e bambini, rimasero feriti gravemente.
Accadendo i fatti di Manchester in un momento in cui si era acuita la tensione politica e si erano intensificate le proteste popolari, la reazione politica del Primo Ministro Conte di Liverpool, conseguente quel giorno, fu ricordata come la più repressiva della Gran Bretagna, perché si credette che fosse una insurrezione popolare che avrebbe coinvolto di lì a poco tutta la nazione, una sorta di imitazione della sanguinosa Rivoluzione francese di 20 anni prima. In tutto il paese – soprattutto nelle aree urbane in crescita – montava il risentimento che solo il 2% della popolazione avesse diritto al voto, e c’era anche l'enorme frustrazione per le inique Corn Laws (le leggi sui cereali), che per proteggere i ricchi proprietari terrieri, vietavano l’importazione di grano straniero a basso costo, così anche il pane era troppo costoso per i poveri. Per fronteggiare questa situazione, il governo per un periodo aveva impedito lo svolgimento di tutte le attività dei Riformatori, bloccandole indiscriminatamente, sospendendo anche l'Habeas Corpus (l'Atto del Parlamento che garantiva che nessuno potesse essere imprigionato illegittimamente), e servendosi di una rete capillare di spie e agenti provocatori.
La Rivoluzione Industriale era già stata avviata, e la popolazione delle città del Nord dell'Inghilterra erano considerate, dai governanti a Londra, come particolarmente estremiste e minacciose, non da meno Manchester, che era diventata la capitale dell'industria tessile. I ricchi proprietari delle fabbriche del Lancashire erano in conflitto con i loro operai, per le paghe e le condizioni, che erano appena entrati in sciopero. Naturalmente, i proprietari, insieme a molti uomini di affari della classe media si erano opposti a qualsiasi forma di riforma, così come le autorità locali, soprattutto i magistrati. Questi tutori della legge e dell’ordine locali erano diventati paranoici come il Governo, riguardo la minaccia imminente di una rivoluzione nazionale, e nelle settimane che precedevano il 16 Agosto, rimasero in contatto costante con il Segretario di Stato a Londra, Lord Sidmouth. Era ampiamente risaputo che, in previsione di quel giorno, si organizzavano riunioni all'aperto nelle città e nei boschi, che i veterani dell'esercito britannico, alcuni dei quali avevano combattuto a Waterloo, sfilavano in parata in modo ordinato. Bande di tamburi e flauti si esercitavano. Si discuteva se questa grande assemblea pubblica fosse legale o no. I giudici, al contrario del Ministero dell'Interno, la consideravano illegale ed erano intenzionati a vietarla.
Tra la mezza dozzina di personaggi chiave che erano apparsi davanti alla folla quel giorno, la star era stata il carismatico Henry "Oratore" Hunt. Era un muscoloso proprietario terriero del Wiltshire, sostenitore delle riforme radicali in parlamento e figura chiave dell'organizzazione del movimento. Ai suoi discorsi pieni di fervore davanti alla folla riunitosi a Londra, erano presenti 100.000 persone, tra i quali molti rappresentanti della classe dei lavoratori del Lancashire. I racconti entusiastici che fecero di lui avevano portato al suo invito a Manchester.
Avvicinandosi il 16 Agosto, Hunt, consapevole della crescente paranoia delle autorità di Manchester, raccomandò alle persone di muoversi con calma e in maniera ordinata. Ma la paura e la paranoia correvano in profondità, e mentre le persone pianificavano una dimostrazione pacifica, le autorità si preparavano ad affrontare una rivolta.
Sotto il commando di Sir John Byng, anche lui veterano di Waterloo e ora comandante del Northern Discrict, un esercito di 1000 uomini, compresi Ussari e fanteria, erano già schierati a Manchester. In aggiunta c'erano unità locali di cavalleria formate da civili che provenivano dal ceto sociale dei proprietari di fabbriche o di negozi e 400 Gendarmi speciali. Le unità locali di cavalleria formatosi a Manchester e Salford, i più ostili nei confronti dei Riformisti, erano in possesso di 67 sciabole perfettamente affilate e Byng aveva richiesto e ottenuto dal Duca di Wellington 2 carri trainati da cavalli. Byng stesso, aveva preferito non essere presente e rimanere nel suo quartier generale in Yorkshire, mentre le unità di cavalleria erano, raccontano vari testimoni, ubriache.
Il giorno era arrivato. I giudici, preoccupati per l'inesperienza di William Hulton, 29enne laureato a Oxford, si riunirono per colazione in un albergo, poi ripararono in una casa privata sul lato est di St. Peter's Field da dove osservavano nervosamente le masse riunite. Per l'occasione, Hunt viaggiava su un carro scoperto con cui raggiunse la platea entusiasta. Si era arrampicato a bordo di un carretto con altri oratori. Il gruppo comprendeva anche una donna, Mrs Mary Fildes, Presidentessa dell'Associazione riformista femminile. Hunt si rivolse alla folla chiedendo silenzio e cominciò il suo discorso. I giudici che erano distanti un centinaio di metri, ovviamente non potevano sentirlo, riuscivano a sentire e vedere solo la reazione della folla – ma decisero in quel momento che lui e gli altri organizzatori dovevano essere arrestati. Per rispettare il protocollo, un giudice dette lettura del Riot Act, dalla finestra. Naturalmente furono in pochi a sentirlo. Poi Huton, allertato da tutti, si era allarmato e aveva chiamato sia l'esercito regolare sia la polizia locale di Manchester e Salford. La guardia locale arrivò per prima. Armati di sciabole appena affilate, lanciarono i propri cavalli verso la folla che si era riunita. Seguì il panico generale. Gli ussari sopraggiunsero quando già si era diffuso il panico e il caos.
Una polvere densa riempiva l'aria. Sotto il bagliore del sole, nel fervore del momento, gli animi si accesero da entrambe le parti, anche se i militari della guardia nazionale e di quella locale furono più aggressivi e feroci che i manifestanti indifesi. Oltre 300 testimoni riferirono di come la folla fu impossibilitata a scappare perché tutte le possibili vie di fuga erano state bloccate dalle truppe, e di come uomini donne e bambini furono falciati, accoltellati, spintonati, soffocati e calpestati. Quel primo pomeriggio, St. Peter's Field era deserta, la piazza era ricoperta di morti e feriti, bandiere abbandonate, vestiti e altri detriti. Gli oratori e gli organizzatori, Hunt incluso, furono accusati di cospirazione e assemblea non autorizzata. E, lontano dall'ascoltare o comprendere le rimostranze della gente, il Principe Reggente mandò un messaggio di congratulazioni ai giudici, all'esercito e alle milizie locali.
L'opinione pubblica era indignata. I fatti tragici di Peterloo ebbero un profondo effetto. Finirono per modificare l’atteggiamento generale verso la democrazia e c'è voluto un secolo prima che la Gran Bretagna raggiungesse il suffragio universale, il cui viaggio iniziò senza dubbio a Manchester quello storico giorno del 1819. Il messaggio dei tragici fatti di Peterloo per il mondo del XXI secolo è chiaro, e parla ai nostri tempi e alle nostre speranze.
Il cast
A dirigere Peterloo è l'inglese Mike Leigh. Regista e sceneggiatore nato nel 1943, Mike Leigh ha studiato alla Royal Academy of Dramatic Art, alla Camberwell School of Art, alla Central Art School di Londra e alla London Film School. Il suo primo film è stato Momenti tristi (1971), premiato con il Pardo d'oro a… Vedi tutto
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Commenti (5) vedi tutti
Buona ricostruzione ma un po' debole come film.
leggi la recensione completa di tobanisil racconto del grande Leigh è molto accurato, ma forse non sempre adeguatamente incisivo. comunque esso risulta preparatorio a un grande (e terrible) finale, che ripaga ampiamente il tempo di attesa. da vedere in coppia con Comrades (1986) di Douglas, altro filmone dedicato al travaglaito periodo attraversato dai lavoratori inglesi nel XIX secolo.
commento di giovenostaIl ritmo lento (anche troppo) della vita quotidiana e l'atavica iniquità sociale che attraversa i secoli.
leggi la recensione completa di mafaraTutto il film testimonia la volontà ferma del regista di rendere giustizia ai morti di allora, risvegliando la nostra pietà e rinfrescando la nostra memoria, soprattutto ora che la crisi sembra riproporre antiche paure e sbrigative quanto inutili soluzioni.
leggi la recensione completa di laulillaBel film, la storia è molto interessante, il periodo storico è pregnante di significati, attori molto bravi e convincenti, una recitazione "corale", non c'è un vero protagonista, la storia è protagonista, inoltre costumi e ricostruzione del periodo accurati. La campagna inglese è molto bella, poi a fine proiezione è intervenuto il regista stesso.
commento di blualberto1966