Regia di Ralph Fiennes vedi scheda film
La storia vera della fuga dall'URSS del ballerino Rudolf Nurejev.
Devo dire che in generale mi è piaciuto. L'ho trovata ben diretta e recitata, questa pellicola, priva di strizzatine d'occhio alle mode e al pubblico. L'unico difetto è forse un eccessivo ricorso al flashback, che fa scricchiolare il racconto principale, cioè ciò che accade nel “presente” a Parigi. Forse, quindi, il film andava sforbiciato in alcune di queste scene pregresse all'azione principale, non tutte veramente necessarie.
La pellicola, dunque, esplora un argomento poco battuto dal cinema occidentale, cioè la condizione dei ballerini (e attori, atleti, cantanti, ecc.) che uscivano dall'Unione Sovietica per esibirsi all'estero; erano cioè tra i pochi cittadini dell'URSS che ottenevano il permesso di varcare i confini del paese per qualche tempo. Ciò avveniva in comitive ben organizzate e accompagnate, anche da poliziotti in borghese; ci si poteva allontanare dal gruppo per una passeggiata, ma di nuovo accompagnati o persino pedinati. Sull'argomento, negli ultimi anni, sono usciti in Russia diversi film, quasi per metabolizzare un passato ancora da digerire.
La storia qui trattata è vera, cioè la fuga – ma forse è meglio chiamarla una fuoriuscita forzata con l'aiuto del diritto internazionale – del ballerino di Leningrado Rudolf Nurejev, che sarebbe rimasto in Francia per il resto della sua vita.
Il lato interessante della vicenda è il fatto che la fuga non sia stata pianificata, ma praticamente improvvisata nell'arco di pochi minuti, e riuscita per un soffio. Tutto avviene quando cioè Nurejev fiuta che, fatto rientrare anticipatamente in patria con un pretesto, sarebbe in realtà finito in galera per reati politici. Il regista dà molto spazio al temperamento ribelle del protagonista, come pure alle restrizioni e imposizioni di istruttori di ballo e dirigenti della scuola, a volte velate e altre palesi.
La parte migliore del film è senza dubbio quella all'aeroporto, dove il regista riesce a costruire tensione e suspense, forse con un occhio alla sequenza della stazione in “Gli intoccabili” di de Palma.
A parte alcune pennellate benevole alla Rivoluzione Francese nella prima parte, vista come il fondamento di civiltà della Francia moderna (a parte la ghigliottina, naturalmente), il film racconta la vicenda senza retorica e facili manicheismi. Consigliato anche agli amanti del balletto. Si intravvedono, infine, anche alcune allusioni omosessuali e un tocco di erotismo solo maschile.
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