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Il demone di Laplace

Regia di Giordano Giulivi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il demone di Laplace

di axe
6 stelle

Alcuni studiosi, i quali hanno elaborato una formula matematica in grado di fare previsioni su eventi futuri, sono convocati dal professor Cornelius presso la sua dimora su un'isola. Il team di ricercatori raggiunge in barca l'isola, apparentemente deserta, e, successivamente, la magione del professor Cornelius, ove nessuno li attende. E' presente all'interno un congegno meccanico che mostra in tempo reale i movimenti dei membri del team all'interno delle stanze, ricostruite in scala. I personaggi sono rappresentati come pedoni degli scacchi; ogni tanto, appare una "regina" che causa la scomparsa di uno di loro. In una serie di messaggi registrati su videocassetta, Cornelius spiega che i ricercatori sono cavie per un esperimento legato alla dimostrazione di una teoria legata alla prevedibilità di ogni evento umano futuro; sembra che, per i ricercatori intrappolati nella casa, non vi sia scampo. In questo film sono presenti elementi tipici del giallo e dell'horror. Tra i primi, la sparizione, uno dietro l'altro, dei personaggi. La loro sorte sembra scritta all'interno di una formula matematica, di estrema complessità. Tra essi, prevale lo smarrimento ed il terrore, ma anche la curiosità, ben presto estesa allo spettatore, sull'identità del dottor Cornelius, sul vero motivo della loro presenza sull'isola, sulla possibilita' di evitare la sorte prevista per ognuno. Molto lentamente, l'evoluzione della trama ci dà le risposte che cerchiamo. La conclusione della vicenda è talmente prevedibile da risultare spiazzante; tuttavia, il monologo conclusivo fornisce alcune considerazioni condivisibili circa i limiti che l'uomo, al cospetto dell'ineluttabilità del destino, deve rispettare. La sua sete di conoscenza lo conduce verso la rovina; perchè il conoscere futuro non lo accompagna verso l'accettazione della propria sorte, ma lo spinge - senza alcuna possibilità di riuscita - a cambiarlo. Il "Demone" di Laplace, pertanto, cos'è ? Una formula matematica, la cui esistenza è teorizzata dal celebre matematico francese; la "regina" che divora una pedina dietro l'altra; oppure, la costante tensione dell'intelligenza umana verso una conoscenza sempre più estesa, cui non possono corrispondere analoghe capacità di controllo ? L'ipotesi è lasciata allo spettatore. Il regista rielabora canoni espressivi del passato, creando un'opera dalla densa atmosfera "gotica". Luoghi e nomi lasciano indefinita la collocazione spazio-temporale dell'opera; anche se alcuni personaggi hanno con sè strumenti del nostro tempo, quali un laptop, essi sembrano inutili per la soluzione degli enigmi e la salvezza dei "prigionieri". Il film è girato in bianco e nero. A lunghe sequenze di dialoghi, nelle quali predominano toni scuri, seguono concitate fasi di azione durante le quali si alternano luce ed ombra. Evocativa la presenza dell'incomprensibile ingranaggio, il quale ciclicamente libera la "regina", una sorta di mostro meccanico a forma di bara che insegue, inarrestabile, i personaggi. Essi, compreso il pericolo che stanno correndo, tentano di elaborare soluzioni e cercare una via di fuga; ma è impossibile trovarne. L'atmosfera fatica leggermente ad "addensarsi". Il livello della recitazione non è eccezionale, alcuni attori si esprimono in modo veramente poco spontaneo. Superati i primi minuti, tuttavia, la tensione inizia a crescere, rimanendo costante, pur nella ristrettezza di effetti ed ambientazioni. Benchè le mie aspettative non fossero alte, l'opera non mi ha deluso. Il regista esprime una coerente idea sul concetto di libero arbitrio, facendo propri ed attualizzando i pochi mezzi che la tecnica scenografica di decine di anni fa metteva a disposizione, omaggiando, incindentalmente, quei generi di cinema e narrativa.

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