Regia di Joel Edgerton vedi scheda film
Fatte salve le buone intenzioni, il film non riesce mai a decollare del tutto, soprattutto per una regia pigra ed incerta che manca della necessaria urgenza comunicativa e si limita ad eseguire scolasticamente il compitino.
A 19 anni, Jared Eamons viene accompagnato dalla madre presso la comunità Love in Action, un centro che ha lo scopo di restituirgli la propria mascolinità partendo dal presupposto che omosessuali non si nasce ma si diventa, e che quando si cade in questo genere di peccato lo si è fatto per compensare l'assenza di Dio. Una volta entrato nella struttura, seguirà dodici sessioni diurne di prova per poi passare le notti con la madre in una stanza d'albergo. Nel frattempo, il cellulare gli viene requisito così come ogni appunto scritto, e gli viene dato l'ordine di non riferire a nessuno ciò che accade durante gli incontri, oltre a quelli di non bere alcool, di non fumare e di non toccare né sé né gli altri, eccezion fatta per delle rapide strette di mano.
Il regista e attore Joel Edgerton (già autore del sopravvalutato The Gift) sceneggia e porta sul grande schermo le memorie raccolte da Garrard Conley nel libro omonimo, Boy Erased, e nel farlo parte dall'ingresso nella struttura, per poi attraverso lunghi e frequenti flashback presentare il padre - un prete battista che officia messa nella chiesa del paesino dell'Arkansas in cui vive da sempre -, andare a riprendere gli episodi che avevano portato Jared a prendere atto del proprio orientamento sessuale, e giungere all'ultimatum ricevuto dal padre stesso, che gli impone la terapia di conversione come unica condizione per rimanere sotto il suo tetto e nella sua chiesa.
Boy Erased vuol toccare tutte le fasi della crescita del protagonista, dall'iniziale disorientamento fino all'accettazione completa del proprio modo di essere, concentrando l'attenzione sulla fase centrale, ovvero quella del conflitto contro il pregiudizio che gli ritorna, castrante, dal padre e per suo mandato dallo pseudo-terapista dittatore (interpretato dallo stesso regista). Fatte salve le buone intenzioni, però, e fatta salva la sacrosanta denuncia di queste strutture anacronistiche e pericolose (quasi in parallelo con quella di Desiree Akhavan nel ben più riuscito The Miseducation of Cameron Post) il film non riesce mai a decollare del tutto, un po' per il ruolo sacrificato e poco più che ornamentale del padre Russel Crowe, un po' per l'acconciatura macchiettistica della madre Nicole Kidman, ma soprattutto per una regia pigra ed incerta che manca della necessaria urgenza comunicativa e si limita ad eseguire scolasticamente il compitino. Lucas Hedges, nella parte del protagonista, svolge un buon lavoro in sottrazione, ma non può tener su la baracca da solo.
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