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Well

Regia di Attila Gigor vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Well

di undying
7 stelle

Esaltante opera prima del promettente Attila Gigor, regista ungherese fortemente ispirato da Quentin Tarantino. Film a più registri tematici - dramma, commedia, thriller, noir, con un paio di inattese sequenze splatter -, che risalta in virtù degli imprevedibili caratteri dei protagonisti, ben interpretati da attori di talento.

 

locandina

Well (2016): locandina

 

Non molto distante dal confine austriaco, l'anziano István (Zsolt Kovács) gestisce una desolata stazione di servizio, supportato dal disabile Zoli (Roland Tzafetás), i cui rari clienti sono turisti di passaggio. Un giorno la sua ex moglie si presenta assieme al figlio, Laci (Péter Jankovics), abbandonato da István sin da piccolo che ora, ormai adulto, per qualche inspiegabile ragione ha intenzione di trasferirsi a vivere con il padre. La stazione è anche una tappa ordinaria, presso la quale si fermano saltuariamente alcune prostitute di passaggio dirette in Svizzera. Ben presto, accompagnate dall'autista Dzsoni (Zsolt László) e un suo gregario, giungono Vera, Hajni, Dragica - abitudinarie professioniste in trasferta - assieme alla più inesperta Marcsi (Kurta Niké). A causa di un improvviso guasto al mezzo di trasporto, il gruppo è costretto a fare sosta per un periodo di tempo indefinito. Mentre Marcsi simpatizza con Laci, si scopre che István è coinvolto in un mercato illegale sulla caccia di frodo - gestita da Dzsoni -, essendo la stazione di servizio un punto di riferimento per corrieri con carico di uccelli da distribuire in una catena di ristoranti. 

 

scena

Well (2016): scena

 

Una trama poco stimolante cela di fatto uno stranissimo (in senso positivo) lungometraggio, girato in Ungheria, non privo di ritmo e molto coinvolgente. Il debutto dietro la macchina da presa, da parte di Attila Gigor, dà origine ad un'opera stilisticamente impeccabile, chiaramente ispirata dalla "e(ste)tica" di Quentin Tarantino per ambientazioni, risvolti di trama davvero imprevedibili e personaggi logorroici che, quando non parlano esprimendosi con filosofiche espressioni, agiscono in maniera del tutto inattesa fregandosene delle regole, delle leggi e della morale. Dopo un lunghissimo preambolo, via di mezzo tra commedia e dramma, costituito dal consolidamento del rapporto tra Laci e i personaggi di passaggio, Selvaggio (questo il titolo italiano) cambia totalmente registro: István, il titolare della stazione di servizio, ha nascosto un carico andato a male per un guasto del frigorifero, irritando Dzsoni. Ne esce una sanguinaria colluttazione che origina una reazione a catena: la morte del padre, assassinato per una manciata di dollari, trasforma Laci in un pericoloso vendicatore in grado di far piazza pulita della banda criminale, raggiunta nel frattempo dal boss e i suoi scagnozzi. Le dispersive e isolate location, perlopiù a cielo aperto, danno modo al regista di creare una condizione di isolamento e distanziamento dalla civiltà, entro la quale interagiscono individui sconosciuti e mai del tutto identificabili. La stazione di servizio, assieme alle silenti colline arroventate dal sole, diventa così una "terra di nessuno" nella quale ogni più pallido esempio di aggregazione tra individui, tralasciando il rispetto per leggi e regole sociali, viene completamente a mancare. Semplice nella trama, per quanto del tutto bizzarro ed estroso nello sviluppo e nell'evoluzione dei rapporti interpersonali dei protagonisti, Selvaggio riesce a farsi seguire soprattutto per una forma esteticamente impeccabile. Gigor dimostra di avere una dote non comune nel posizionare la macchina da presa e riesce ad ottenere il massimo dal cast artistico. Gli attori sono tutti in perfetta parte però, sulla vetta, in cima ai tanti estrosi e brillanti caratteri, sta la figura del disabile (Roland Tzafetás), vero protagonista con i suoi interminabili racconti (forse solo frutto di fantasia), in grado di sopravvivere in un mondo "selvaggio" e inospitale, dimenticato da Dio e dagli uomini.

 

scena

Well (2016): scena

 

"La tragedia e la satira sono sorelle e vanno di pari passo; tutte e due prese insieme si chiamano verità."

(Fëdor Dostoevskij)

 

Trailer

 

F.P. 03/04/2023 - Versione visionata in lingua italiana su Amazon Prime Video (durata: 100'03")

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