Regia di Cinzia Th. Torrini vedi scheda film
Teo è un adolescente romano, un ragazzo qualunque che ha però una storia difficile alle spalle: fuggito dalla Somalia da bambino insieme alla madre, ora si ritrova orfano dopo un incidente. Alle problematiche personali si aggiunge il razzismo, spesso esplicito e aggressivo, che subisce quasi ogni giorno. L'incontro con la bella Mimma sembra preludere a una svolta positiva, ma anche la ragazzina nasconde un terribile segreto.
D'accordo, stiamo parlando di una fiction esplicitamente prodotta per il piccolo schermo (e per il pubblico domestico, quanto più conta) che va a toccare argomenti controversi e persino scabrosi; inutile insomma attendersi più di tanto approfondimento e altrettanto inutile ricercare riflessioni adeguate: eppure Teo è un lavoro che lascia l'amaro in bocca e non poco, perché dalle premesse era inevitabile aspettarsi qualcosa di più di così. I personaggi, nella sceneggiatura di Graziano Diana (anche autore del soggetto) a cui ha collaborato la regista Cinzia Th Torrini, sono assolutamente monodimensionali e i caratteri eccessivamente spigolosi; anche i dialoghi non eccellono in fantasia e questo in vari momenti può essere un grosso limite per la pellicola. Però va riconosciuta la validissima cura con cui il film viene messo in piedi, tanto che la confezione non si distacca granché da quella cinematografica contemporanea; l'altra nota positiva in questo guazzabuglio non particolarmente riuscito si ritrova nel cast, nel quale spiccano – accanto ai due giovani protagonisti Ludgero Fortes dos Santos e Francesca Romana Messere (non male entrambi) – nomi del calibro di Helmut Berger, Stefania Sandrelli, Gisella Sofio e Renzo Montagnani. Per quest'ultimo si tratta di una delle ultimissime prove sulla scena: morirà di lì a poco. 3/10.
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