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Quel giorno d'estate

Regia di Mikhaël Hers vedi scheda film

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La recensione su Quel giorno d'estate

di supadany
5 stelle

Venezia 75 – Orizzonti.

La felicità, almeno nella sua forma più dirompente, non arriva a comando e ha bisogno di mettere insieme un cospicuo numero di pezzi per secernere i suoi effetti rigeneranti. Una situazione talmente preziosa che può essere minata senza preavviso in un qualunque momento, letteralmente spazzata via se il destino tiene in serbo una pagina di terrore e sgomento.

Parigi, ai giorni nostri. David (Vincent Lacoste) vive alla giornata senza fare programmi a lunga scadenza, quando incontra la sua nuova vicina di casa Lena (Stacy Martin), innamorandosene immediatamente.

Per lui potrebbe iniziare un periodo felice, ma subito dopo sua sorella (Ophelia Kolb) muore in un attentato terroristico e così David si ritrova a dover accudire la piccola Amanda (Isaure Multrier), la sua nipotina rimasta orfana.

Nel giro di un paio di settimane, dovrà decidere se assumersi questa responsabilità a tempo indeterminato o lasciare l’incombenza ad altri parenti.

 

Vincent Lacoste

Amanda (2018): Vincent Lacoste

 

Giunto al suo terzo lungometraggio, Mikhael Hers intavola una vicenda profondamente umana, drammatica fino alle lacrime ma anche attraversata da toni lievi, partendo dai giovani di oggi che aspettano d’individuare il posto giusto dove fare il nido e da Parigi. La capitale francese fa da fondale, non per sfruttarne l’effetto cartolina, quanto per declamarne le problematicità, tra le quali le ferite inferte dagli attacchi terroristici subiti negli ultimi anni.

Uno sguardo sul reale riflesso sulle vicende di una famiglia da sempre disfunzionale, nonostante tutto un’oasi di felicità infranta, con spazio per l’ispezione di un gravissimo lutto (tema già vivisezionato dall’autore in This summer feeling) sotto due lenti differenti (una bambina con le sue domande scomode e un quasi adulto), sviscerato tramite brusche variazioni degli stati d’animo, tra una tristezza dominante e squarci di una rinnovata voglia di vivere.

Fattori che vanno a costituire una struttura scolastica, dalla spina dorsale ricca di elementi funzionali, ma anche leggerezze evitabili e alcune carinerie superflue, con l’aggiunta di un paio di idee figurative più elaborate, come la rappresentazione dell’attentato, che però non hanno il peso per elevare il titolo oltre la soglia dell’aurea mediocritas.

Alla fine, Amanda ingloba parecchie considerazioni, soprattutto sul dolore e i tempi di reazione allo stesso, su quei traumi che non riportano una data di scadenza e nemmeno cure dai risultati conclamati, ma la confezione in stile buoni sentimenti e forti emozioni, senza trascurare un’impronta da ricominciare a vivere, rende impossibile un definitivo salto di qualità.

In buona parte gradevole e toccante, fondamentalmente incompiuto.

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