Regia di Gastón Duprat vedi scheda film
Il Cinema argentino, almeno quello che arriva fino a noi o va ai festival, è Cinema vero, mai volgare, capace di raccontare storie e infarcito di ottimi attori. "Il Mio Capolavoro" è proprio un esempio di quanto ho scritto, visto che la commedia di Duprat, classica, con tinte vagamente nere, si snoda per cento minuti godibili, anche se rimane, a conti fatti, un po' fragile. E' un racconto forbito e raffinato, giocato splendidamente sui due attori protagonisti, Arturo, un gallerista dal volto umano, e Renzo, pittore quotato ma caduto in disgrazia. Proprio la loro amicizia, fa da detonatore, nella seconda parte del film, a un tentativo d'intreccio "nero", che non riesce fino in fondo, denunciando i limiti della pellicola, a cui manca, volutamente, il coraggio di osare, di essere più cattiva. Molto meglio la prima metà, con quest'istrionico artista, cinico e anarchico, che fa sembrare, anche per la raffinatezza della regia, di trovarsi in un film di Woody Allen. Un film comunque piacevole, senza una sbavatura, geometrico, con buoni dialoghi e un certo ritmo. Un qualcosa, per esempio, che nelle mani del miglior Verdone, sarebbe potuto diventare un film ancora più divertente, declinato all'italiana. Ampiamente sufficiente.
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