Regia di Gastón Duprat vedi scheda film
L’arte di ingegnarsi e di reinventarsi è al centro di My Masterpiece (che in italiano sarà molto probabilmente tradotto con Il mio capolavoro), satira argentina diretta da Gaston Duprat, che proprio a Venezia qualche anno fa aveva presentato in concorso Il cittadino illustre con Mariano Cohn (che questa volta si limita a far da produttore). Al centro della vicenda grottesca e nera vi stanno un pittore e il suo rappresentante, Renzo Nervi e Arturo. Scontroso pittore ormai anziano il primo e avido gallerista il secondo, i due sono amici da una vita e hanno spesso finito con l’aiutarsi l’uno con l’altro. Del resto, in una società non malata, l’amicizia viene prima di ogni interesse economico e in nome di questa ci si può macchiare delle peggiori nefandezze, come accade ai due protagonisti, chiamati a mettere in scena l’inganno degli inganni per vivere meglio.
La storia ha luogo a Buenos Aires, capitale dell’emisfero australe in piena espansione. Lo stesso Nervi, asociale e apolitico, non stenta a definirla come la città dell’ambizione e della follia, elementi che di certo connotano anche il mondo dell’arte con l’ascesa dei prezzi delle opere di un artista alla moda o, nel migliore dei casi, deceduto. Non è forse l’arte che crea la propria arte? Da questa convinzione, Arturo elabora un piano che per ridare linfa alle opere di Renzo sfrutta la morte e la trasforma in miniera, in macchina per far soldi. La riflessione a quel punto diventa atroce: fino a che punto l’arte è tale? Quando smette di essere tale e si trasforma in mero business? Possono i soldi e la moda modificare la percezione soggettiva di un’opera? Può una crosta divenire capolavoro solo perché il suo autore è passato a miglior vita? Può un autore rinunciare alle sue ideologie in nome degli affari? Stando a My Masterpiece, sì.
La riflessione satirica di Duprat è accompagnata dall’ottima scrittura di tre personaggi, ognuno a modo suo, sopra le righe. Lo scontroso Nervi (un hijo de la puta, come spesso viene definito), l’affarista Arturo e il giovane studente Alex, chiamato a rompere le scatole al piano dei due, trovano un ottimo volto in tre attori in Europa poco noti: Luis Brandoni, Guillermo Francella e Raul Arevalo.
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