Regia di Gastón Duprat vedi scheda film
Il mio capolavoro (2018): Luis Brandoni
Curiosamente orfano in regia del fedelissimo Mariano Cohn, per l'occasione accreditato del solo ruolo di produttore, Gastón Duprat firma nel 2018 una commedia davvero graffiante ambientata negli atelier e nelle gallerie d'arte di Buenos Aires.
Come il film sull'universo dell'editoria presentato in concorso a Venezia due anni prima ("El ciudadano illustre"), e come il successivo ambientato in quello del cinema e selezionato per il concorso del 2021 ("Competencia oficial"), anche "Mi obra maestra" racconta il mondo delle arti, attraverso il rapporto conflittuale tra due vecchi amici accomunati dalla pittura. Il primo, Renzo Nervi, è un pittore pieno di debiti e ricco di talenti, l'altro, Arturo Silva, è uno scaltro gallerista che ha saputo arricchirsi grazie alle capacità altrui, quelle dell'amico in particolar modo. Nonostante l'appoggio del mercante, l'irascibile Nervi ha esaurito le cartucce. La sua ultima personale nella galleria di Silva è stata un fiasco. Egocentrico, poco accomodante, quel vecchio "hijo de puta" di Nervi preferisce la fame che produrre su commissione o cambiare di una virgola il proprio stile irrimediabilmente "retrò". Scaricato da Silva, dalla giovane fidanzata e dal padrone di casa, Nervi si ritrova in mezzo alla strada in un battito di ciglia, e sulla strada la sua vita svolta improvvisamente prendendo la corsia che lo riporta nuovamente dal quel volpone di Silva.
È quest'ultimo a sporcarsi le mani stendendo il colore denso e abbagliante di un vero capolavoro. Sulla tela di Silva brillano il verde dei dollari, il blu elettrico di una nuova auto sportiva, il bianco candido delle tuniche indossate degli sceicchi. Tanto bravo è Nervi con i pennelli e con le dita, tanto cinico è il compagno di merende nel cogliere l'occasione propizia per stringere accordi remunerativi e mani protese.
Il mio capolavoro (2018): Guillermo Francella
Gastón Duprat scrive il film insieme al fratello Andrés, uno che di arti se ne intende essendo stato direttore di svariati musei argentini. Esperto privilegiato del settore, Andrés contribuisce con l'ironia e l'esperienza maturata sul campo, tessendo una storia divertente, sarcastica e strampalata sull'ambiente che l'ha reso importante nel suo paese.
I due autori ironizzano sulle mode, sull'ignoranza degli acquirenti, sulla boria dei critici e sulle cause che spingono un artista in cima alla vetta. Cause che vanno dalla loquacità dei venditori al passaparola, dalla smisurata vanità di sedicenti esperti e compratori alle logiche imprevedibili del mercato. La gloria degli artisti non è sempre frutto della bravura e del talento. Basta qualche trovata, capitali da spendere in promozione ed è fatta. L'artista è confezionato e gli emiri abbindolati.
L'intreccio di "Mi obra maestra" è ben articolato, la sequenza iniziale che, per altro, sembra uno spot pubblicitario, ricopre "la tela dell'inganno" di una patina grigiastra. Ma un certosino lavoro di restauro ne leva la sporcizia regalando le luminose tinte di uno spassosissimo divertissement.
Come ho già notato in passato, nei film di Cohn e Duprat, un grande peso è dato dalla caratterizzazione dei personaggi. Nervi e Silva sono due incorreggibili egosti ma con modi di fare decisamente diversi. Il primo è onesto e insopportabile mentre il secondo affettato e furbo. I due personaggi interpretati rispettivamente da Luis Brandoni e Guillermo Francella sono due criminali fottutamente spassosi che camminano sul filo teso di una relazione collerica, imprevedibile ma sincera. Altri due personaggi influenzano la storia: l'attivista Alex (Raul Arevalo) e la gallerista Dudú (Andrea Frigerio). Il primo imprime un'impronta ben definita sulla tela distribuendo il colore blu dell'onesta, la seconda è un pennello nelle mani altrui che spatola elegantemente il giallo avido della spregiudicatezza economica.
Nell'allegra rappresentazione di un gioco amorale spiccano alcune sequenze davvero esilaranti: il caffè corretto rimestato dal giovane Alex è un capolavoro di suspance. La lezione offerta dal pittore al novello apprendista, mentre gli sposta la roba da una stanza all'altra, è un capolavoro di affettuoso cinismo. Sottolineo, infine, che tra tante allusioni sarcastiche sulle figure che popolano il mondo delle compravendite dei quadri, il regista lancia qualche frecciatina in direzione dell'integerrimo e candido attivista per i diritti umani, un tipo che non sembra in grado di percepire la bellezza del processo creativo e dell'arte.
Carlos Gorriarena, pittore argentino morto nel 2007, ed autore della maggior parte dei dipinti esibiti durante il film, si sarebbe sicuramente divertito se avesse potuto vedere questo circo di battute al vetriolo, caricature e colpi di scena. E chissà se sarebbe stato d'accordo con l'improbabile Renzo Nervi che firma i suoi dipinti. Avrebbe espresso il suo stesso parere? Per essere un artista bisogna essere estremamente egoisti ed ambiziosi? Per i fratelli Duprat c'è comunque lo spazio per l'amicizia e per uno sguardo da gettare oltre l'orizzonte del danaro sonante e del più esasperato solipsismo.
Oltre le montagne della vita ci sono nuvole di sogni e vette di lealtà e condivisione. (V.o.s.)
Amazon Prime Video
Il mio capolavoro (2018): Luis Brandoni, Guillermo Francella
Errore:
chiudi
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta