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Una notte di 12 anni

Regia di Álvaro Brechner vedi scheda film

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La recensione su Una notte di 12 anni

di gaiart
8 stelle

« Chi compie viaggi esteriori cerca la completezza nelle cose, chi si dà alla contemplazione interiore trova la sufficienza in se stesso. » Lieh Tzu, IV, 51

 

«O bailan todos, o no baila nadie.»

(Slogan dei Tupamaros)

 

« Chi compie viaggi esteriori cerca la completezza
nelle cose, chi si dà alla contemplazione interiore
trova la sufficienza in se stesso. »

 

Lieh Tzu, IV, 51

 

 

 

Piccoli gesti.
Piccole abitudini
Piccoli rumori.
Ossessioni visive, sonore.
Turpiloqui mentali che conducono alla follia.

Carcere. 1972. Uruguay. Simulacro di bestiali soppraffazioni. Sterminazione dei Tupamaros, noti anche come MLN (Movimiento de Liberación Nacional). Con l’avvento della dittatura militare, i guerriglieri Tupamaros vengono sterminati e i sopravvissuti incarcerati.

Una sera d'autunno, nove prigionieri politici vengono prelevati dalle loro celle per essere isolati in nuove piccole celle, in cui trascorrono la maggior parte del loro tempo con un cappuccio in testa.
I sopravvissuti vengono oltraggiati a tal misura da essere spinti verso un baratro di follia, incarcerati, picchiati. L'aderenza al sè è la cosa che li terrà vivi, nonostante tutto. Nonostante niente.


L'uso della tortura fu particolarmente esteso e dal 1972 il MLN cominciò ad essere severamente indebolito. I suoi principali esponenti furono incarcerati in condizioni terribili per i successivi 12 anni.


Questo film è un poema visivo continuo. La potenza delle parole e la loro capacità di trasformare la verità è inondante, come lo è la forza della scrittura che in molti casi può salvare la vita. Anche di chi guarda.


Un film sulla mancanza, sulla privazione, sulla potenza dell'assenza e sull'intelligenza che si sviluppa da tale sottrazione. Infatti i protagonisti diventano, una volta liberi, uno come Pepe Mujica, (Antonio de la Torre) presidente dell'Uruguay, affermati politici o influenti giornalisti Eleuterio Fernandez Huidobro (Alfonso Tort) e scrittori eccelsi come Mauricio Rosencof, (Chino Darin), il potentissimo autore  dalle cui memorie nasce questo film.

E' tutto molto poetico come quando per evitare a una piccola figlia in visita in carcere troppi traumi, le si raccontano delle storie per farla sopravvivere alla lontananza e nasconderle le manette alla vista è un gesto che permette di contribuire a non passare del dolore alla generazione futura.


Hello darkness, come augurio non c'è male. "Ciao oscurità": un intento, un monito o un auspicio? Così inizia un capolavoro, il remake di The sound of silence, già di per sè una canzone stupenda che viene qui rifatta da una voce angelica. Da accapponar la pelle, soprattutto se associata alla visione di dolore, torture fisiche e psicologiche, waterbording, buio, privazioni subite come topi in sotterranei marci.

Questi attori, condotti in parti estremamente difficili, tutti molto bravi e credibili, hanno perso 15 kili ciascuno. Non è da tutti riuscire ad essere così autentici e credibili e soprattutto restare a dieta!


Un film di enormi gesti poetici che contaddistinguono il motivo per cui si è vivi: portare avanti degli ideali!

Adatto a chi ama la politica e la scrittura. A chi resiste. A chi è.



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