Regia di Álvaro Brechner vedi scheda film
VENEZIA 75 - ORIZZONTI
Nel 1972 in Uruguay un colpo di stato da parte delle forze militari, instaura una dittatura che segnerà la fine di molte libertà precedentemente garantite dalla gestione democratica. La rappresaglia dell'oppressore si scaglia con tutte le sue forze a reprimere i moti insurrezionali da parte dei pochi coraggiosi oppositori: tra questi due guerriglieri, Tupamaros José Mujica e Eleuterio Fernandez Huidobro, più un giornalista di nome Mauricio Rosencof, ritenuti tra i personaggi ostili più pericolosi, divengono oggetto di una nuovo sperimentale ed altamente disumano progetto di detenzione, che per ben dodici anni li costringe ad un regime duro ed intransigente ove vengono privati non solo della libertà più comuni, ma anche dei diritti di esseri umani: privati della luce del sole, costretti a vivere col volto perennemente coperto, in condizioni igieniche desolanti, trattati peggio di porci con l'intento di portarli alla pazzia ed annientare quell'anelito di libertà e rivoluzione che li rendeva i principali nemici del sistema.
Dodici saranno gli anni, suggeriti pure dal titolo, 45 i luoghi di prigionia che li ospiteranno e che li vedranno costretti a resistere ad un trattamento disumano senza precedenti.
Ci riusciranno, trovnado il modo e l'ingegno di superare anche i momenti più drammatici, utilizzando un sostema di comunicazione tra di loro sviluppato con piccoli battiti di pugno sulle pareti e con una determinazione a sopravvivere che li terrà vivi fino al lento ma progressivo disgregarsi di un assolutismo intollerabile per la popolazione. Che seppe ripagarli per quell'eroica resistenza oltre ogni limite, collocandoli, una volta liberi, ad occupare i posti più prestigiosi del nuovo governo democratico, uno di loro addirittura ne lruolo del presidente della nuova repubblica.
Dirige il valido regista uruguayano Alvaro Brechner, di cui apprezzammo tempo addietro il precedente Mr. Kaplan, visto al TFF.
Un film schietto e intenso, grazie anche al valido apporto dei tre protagonisti, tra cui spicca per notorietà Antonio de la Torre, coadiuvato dai validi Alfonso Tort e da Chino Darin (figlio di Ricardo).
Una pellicola che ha il merito di aprire la mente e di raccontarci o ricordarci l'ennesima vergogna perpetrata da un regime assolutista degenerato, perverso, assassino delle più legittime individualità personali.
Una pellicla solo un pò eccessivamente sbilanciata nella sua esageratamente lunga parte conclusiva, ma meritevole di attenzione e nota.
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