Regia di Álvaro Brechner vedi scheda film
A dirigere Una notte di 12 anni è Álvaro Brechner, regista, sceneggiatore e produttore uruguayano. Nato a Montevideo nel 1976, si è laureato in Scienze della Comunicazione Sociale nel 1998. Trasferitosi a vivere a Madrid nel 2000, ha diretto numerosi cortometraggi, presentati in anteprima a oltre 140 festival Internazionali e acquistati dalle tv di oltre 15 Paesi, nonché una dozzina di documentari, trasmessi sui canali della TV nazionale spagnola e su History Channel.
Nel 2009, Brechner ha scritto e diretto il suo primo lungometraggio, Bad Day to Go Fishing, che ha partecipato alla Selezione della Semaine de la Critique del Festival di Cannes e ottenuto oltre 30 riconoscimenti in 60 festival internazionali. In Uruguay il film ha ricevuto 10 premi Fipresci, inclusi quelli per la miglior opera prima e la miglior sceneggiatura, ed è stato scelto per rappresentare la nazione agli Oscar. Con Mr. Kaplan, suo secondo lungometraggio, ha partecipato a oltre 40 festival internazionali, ha ricevuto 7 nomination ai Premi Platino 2015, incluso miglior film, miglior regia e migliore sceneggiatura, nonché una nomination per il miglior film Iberoamericano ai Premi Goya 2015, al Premio Forqué e al Premio Ariel. Distribuito nelle sale cinematografiche di oltre 25 Paesi, ha rappresentato l'Uruguay all'Oscar 2015 come miglior film in lingua straniera. Nel mese di dicembre 2015, la rivista Variety ha inserito Brechner tra i dieci talenti emergenti del cinema iberoamericano.
In Una notte di 12 anni, suo terzo lungometraggio, Brechner si concentra sulla terribile esperienza vissuta da tre note figure uruguayane: José "Pepe" Mujica, Mauricio Rosencof ed Eleuterio Fernández Huidobro. I tre sono interpretati nell'ordine da Antonio de la Torre (giornalista e attore particolarmente apprezzato in Volver, Gli amanti passeggeri e La isla minima), Alfonso Tort (già diretto dal regista in Bad Day to Go Fishing) e Chino Darín (figlio del più celebre Ricardo, noto per Le leggi della termodinamica e The Angel). Ha ricordato il regista: "I tre attori principali si sono dovuti sottoporre a un durissimo lavoro di condizionamento psicologico e fisico (hanno perso tutti circa 15 chili) per permetterci di sperimentare da vicino le condizioni estreme in cui si sono trovati a vivere. Obiettivo della messa in scena, trasportarci accanto a loro, immergendoci nella lotta che l'essere umano ingaggia con se stesso per non perdere la propria essenza umana".