Regia di Javier Fesser vedi scheda film
Ci sono dei film che, pur non essendo dei capolavori assoluti, ti lasciano un senso di pace nel cuore appena esci dal cinema.
La tua faccia è sorridente e i tuoi occhi umidi di commozione.
Questo è l'effetto che ti fa la visione di Non ci resta che vincere, la pessima traduzione italiana di Campeones campione d'incassi in Spagna e film scelto per rappresentarla ai prossimi Oscar.
Non ci resta che vincere cond...ensa tutti i migliori stereotipi dei film di genere.
Il dramma sportivo, la redenzione, gli ultimi che saranno i primi e tutto questo con una chiave tutta sua.
Al centro della vicenda c'è Marco Montes, uno che si incazza solamente se pronunci male il suo cognome. È l'allenatore in seconda dell'Estudiantes squadra di basket di Madrid.
In una sola giornata riesce a picchiare l'allenatore in prima durante un timeout e finire contro la macchina della polizia in preda ai fumi dell'alcool.
Processato per direttissima viene condannato ai servizi sociali e costretto ad allenare una squadra di basket composta da ritardati mentali per il campionato nazionale.
Ed è proprio in questo momento che il film sceglie la chiave giusta di lettura. Il politicamente scorretto.
L'allenatore non spreca parole come subnormali e mongoloidi e gli allenamenti ti fanno sentire in colpa perché ridi a crepapelle delle disabilità dei protagonisti.
Abbiamo il ritardato che non si lava per un trauma con l'acqua, l'ipocondriaco che gioca col caschetto, il down che parla un linguaggio tutto suo e un autistico che ha partecipato alle paralimpiadi di Sidney ma che hanno ritirato la medaglia per un inganno della federazione spagnola.
In questo contesto inizia l'opera di redenzione del protagonista, interpretato dal bravissimo Javier Gutierrez, che insegna a questi ragazzi a essere una squadra e loro insegnano a essere più umano e superare le paure che porta da ragazzo. In fondo essere basso e anaffettivo è comunque una particolare forma di diversità.
Il film è girato come un film sportivo americano, le scene di basket sono realistiche e hanno un gran ritmo.
La vera forza del film è di aver messo tematiche come il Noi e Loro, la disabilità come punto per emergere evitando ogni forma ricattatoria di retorica.
Un bravo al regista Javier Fesser che ci ha regalato un piccolo gioiello, da vedere la scena dell'ascensore per credere.
Voto 7
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