Regia di Claude Goretta vedi scheda film
Pomme è una ragazza che non possiede l’audacia per esprimersi a parole, ma la cui interiorità trabocca in ogni gesto e parola non detta. Il regista ci apre una realtà introspettiva e per farlo si prende tutto il tempo, senza esprimere giudizi, ma imprimendo nello spettatore l'angoscia di una solitudine sulla quale dovremmo interrogarci più spesso.
Non hanno l’abilità di dar voce ai propri sentimenti e alle proprie emozioni, per questo vengono spesso fraintesi, considerati banali, poco interessanti o vuoti. Una di queste creature è Beatrice, alias Pomme, anima giovane e semplice, spettatrice delle vite altrui, senza apparente ambizione. Pomme è un’apprendista parrucchiera dal carattere gentile e riservato, ha diciannove anni e vive con la madre in un moderno bilocale, nella periferia di Parigi.
Non sappiamo molto altro di Beatrice, né del rapporto con la madre, intuiamo però che un tempo è stata ferita da qualcosa. Forse un padre gentile ma instabile, che andava e tornava da casa e che un giorno, quando Pomme era piccola, se ne andò per non tornare mai più.
Spinta dall’esuberante collega Marylène, Pomme decide di partire con lei per una vacanza a Cabourg, in Normandia. Camicetta abbottonata fino al mento per Pomme, blusa trasparente per Marylene, quest’ultima trova presto compagnia, mentre Pomme rifiuta la folla e gli approcci dei villeggianti. Trascorrono i giorni e durante una delle sue passeggiate Pomme incontra François, un giovane studente che condivide come lei la timidezza e l'antipatia per la folla.
L'ingenuità e l'inesperienza li uniscono, ma le loro origini sono diametralmente opposte. Nonostante il divario sociale, Pomme e François iniziano una convivenza a Parigi, dove condividono una stanza. Pomme possiede senso pratico, le sue azioni sono abili, precise, armoniose, rassicuranti, ma François, anche a causa del divario culturale che li separa, non riesce ad apprezzarne i talenti nascosti. Irritato e infastidito dalla timidezza rispettosa della ragazza e dai silenzi, interpreta questi attegiamenti come noia, mancanza di curiosità e intelligenza.
Inizia così la storia d'amore, crudele e densa, che spezzerà il cuore di Pomme, fino a portarla all’anoressia e successivamente in un ospedale psichiatrico.
"Amo la mia vita con te". Un giorno Pomme osa pronunciare questa coraggiosa dichiarazione d'amore - una delle rare volte in cui i sentimenti della protagonista si esprimono a parole. Ma François, murato nelle sue convenzioni sociali, non è capace di decifrare i silenzi della ragazza e la abbandona. Pomme torna a vivere dalla madre, richiudendosi ancora di più nel suo piccolo mondo, in cui i gesti sono sufficienti a dire "ti amo, io sono qui…".
Siamo negli anni '60, ma le differenze sociali sono ancora presenti e importanti. Il regista ci mostra una Francia ancora molto vicina agli ideali del Fronte popolare del 1936. François, e i suoi amici provengono da una generazione borghese che farà la sua rivoluzione nel '68. Questa evoluzione verso una sinistra borghese è molto visibile anche nel cinema popolare francese degli anni '30, che non ha esitato a mostrare i suoi eroi: disoccupati ("La bella brigata" di Julien Duvivier), macchinisti ("L'angelo del male" di Jean Renoir), operai di fabbrica ("Alba tragica" di Marcel Carné).
Da un adattamento dell'omonimo romanzo breve di Pascal Lainé del 1974, Claude Goretta ci illustra magnificamente il mondo intimo di una ragazza timida, la cui interiorità trabocca in tutte le parti del film. Il regista si prende tutto il tempo necessario per raccontare ogni fase di questa storia d'amore, ogni silenzio, ogni parola non detta, ogni gesto apparentemente senza sifgnificato, aprendo questa realtà introspettiva allo spettatore. Come quando Pomme invita per la prima volta François nella sua stanza e arrossisce perché sente i vicini fare l'amore, o mentre alla fine la vediamo svestirsi senza dire una parola, davanti a un amante ormai stanco che non la guarda.
Nel cinema come nella letteratura, La semplicità e il realismo possono esprimere sentimenti forti e importanti, come in La merlettaia di Claude Goretta, il cui scopo è proprio quello di parlare dell’interiorità della sua protagonista, senza mai esprimere giudizi morali.
Una giovanissima Isabelle Huppert dal volto delicato, incarna in modo commovente la personalità semplice e discreta di Pomme. Ed è proprio con realismo e semplicità che il regista sceglie di esprimersi, insieme alla sua sorprendente attrice. Nel timido silenzio durante il gioco amoroso che si crea tra Pomme e lo studente riservato: una seduzione rischiosa e maldestra, a cui assistiamo in tutta la lentezza della sua interiorizzazione. Lentezza necessaria per comprendere il carattere e l'evoluzione della storia di Pomme.
Lode alla lentezza e alla sensibilità, La merlettaia possiede la dolcezza e l'intelligenza del suo soggetto.
Questo è ciò di cui è impregnato il film, di quell’interiorità che non ha l'audacia di esprimersi, come nell'ultima occhiata dell'attrice rivolta verso la telecamera -verso di noi- e che imprime nello spettatore l'angoscia di una solitudine sulla quale dovremmo interrogarci più spesso.
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