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La merlettaia

Regia di Claude Goretta vedi scheda film

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La recensione su La merlettaia

di Kurtisonic
8 stelle

Il regista svizzero Claude Goretta sviluppa una traccia che parte da un quadro di Jan Vermeer del 1669, passa dal romanzo di P. Lainè (La dentelliere, 1974) e realizza un film dal tratto minimalista e rigoroso. Protagonista è l'esordiente Isabelle Huppert che interpreta Beatrice, detta Pomme, giovane apprendista parrucchiera di origini modeste, incontrerà durante una vacanza con un'amica in Normandia, lo studente universitario Francois di estrazione sociale superiore. Può essere letto come una storia d'amore ma considerata l'epoca ancora in gran fermento, il 1977, il film vuole allargare i propri orizzonti immediati per contaminare territori più sotterranei. Intanto nel mostrare, negli anni del diritto alla cultura e allo studio alla portata di tutti, proprio l'esistenza di una giovane che incarna valori non più considerati, dunque incompresi, e che al cospetto dell'intellettualoide evoluto dovrebbe uscirne a pezzi dal punto di vista emotivo e sentimentale. Formalmente sarà così, ma è un atto di accusa verso quel mondo in trasformazione e in lotta perenne con sè stesso che trascura tutto ciò che è diverso dalle nuove ragioni che muovono la modernità. Pomme, vero archetipo silenzioso del mondo che troppo velocemente si trasforma, è costretta a sentire il disagio profondo per non avere strumenti di accesso al processo di cambiamento culturale e sociale. Goretta però è attento a non scadere nel retorico e nel melodrammatico, con asciuttezza rohmeriana fa emergere un ritratto femminile più sfaccettato di quello che sembra, riesce a imporre una riflessione sul ruolo sociale della donna nei confronti del nuovo che avanza, invitandola ad esplorare un mondo che non conosce, poichè non basta più curvarsi su di sè e vivere operosamente all'ombra degli altri. Il film sottolinea la difficoltà di relazione, di comunicazione e di identità fra soggetti diversi in cui non basta l'evoluzione culturale per arrivare alla piena comprensione dell'altro, e fa specie che proprio Francois si dimostrerà incapace di arrivare alla mente di Pomme, o come dice la didascalia finale incapace "di posare lo sguardo su di lei". Goretta non offre soluzioni, mostra Pomme ricoverata in un istituto psichiatrico immersa in un mondo immaginario e alle prese con l'attività del ricamo, come via di fuga da due anime che la dividono e che le impediscono di esprimere quello che si sente dentro. Ma l'immaginazione al potere, non era uno degli slogan più in voga nei gloriosi anni settanta? Che non sia Pomme la vera rivoluzionaria di questa storia?

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