Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
Ultimo film passabile di Fulci prima del suo inesorabile declino dovuto a molteplici motivi, che però denota tutti i limiti di certo cinema di genere italiano dal veloce consumo, del quale Fulci è però certamente stato uno dei suoi registi migliori e più dotati di uno stile personale, prima che i budget diventassero troppo risicati per poter minimamente inseguire in maniera non troppo pedestre e raffazzonata, i modelli americani correnti di successo.
In questo caso il musical sulle scuole di ballo estremamente competitive e disumanizzanti, alla "Saranno Famosi" e "A Chorus Line", con ampie iniezioni di estetismo edonista-patinato.
"Obbligato" in un certo senso dal grande successo di "Flashdance" che faceva epoca proprio nel momento in cui Fulci girava questo suo "Murderock"(già dal titolo abbastanza ridicolo, si arguiva che sarebbe stato sfigato) a N.Y., nei pochi esterni realmente americani, rispetto ai precedenti e ben migliori "Lo Squartatore di New York", "Paura nella città dei morti viventi", "Quella villa accanto al cimitero", "Manhattan Baby", già a denotare un budget e una impostazione di origine produttiva paratelevisiva, che lo depotenziava e non poco, anche-e per Fulci è quasi un'eccezione- dal punto di vista fotografico..
Quelle lucine colorate a faretto di discoteca scrausa, fanno infatti tanto artigianato e richiamano un altro dei più mediocri lungometraggi diretti da Fulci in quel periodo di crisi generale non solo sua, ma del cinema italiano, ovvero "I Guerrieri dell'anno 2072", guardacaso di pochi mesi prima.
Infatti l'impianto visivo che aspira al postmodernismo ma con non abbastanza risorse scenografiche-di Paolo Biagetti, uno bravo che proveniva anche dal cinema "d'autore"-, e che però negli interni non nasconde abbastanza l'italianità delle riprese(perché come ben sa chiunque abbia passato dei periodi lunghi in America in quegli anni, certe maioliche non esistevano di quel tipo lì, come certi infissi, tantomeno i televisori Brionvega, e così via), è simile perché la fotografia è dello stesso Giuseppe Pinori al suo secondo film con Fulci. Che a dire il vero è stato uno dei più importanti ddf degli anni sessanta e settanta, però Sergio Salvati era altra cosa, e come Cundey per Carpenter, contribuiva non poco alla riconoscibilità visiva ed estetica dei loro film, aspetto che qui infatti già viene a mancare. Bella però la sequenza della Karlatos con Lovelock a pranzo in un famoso ristorante panoramico il SeaShore, di New York, davanti alla Skyline di Manhattan con in bella vista le Torri Gemelle.
Peccato che i loro personaggi come praticamente tutti quelli del film, non abbiano il benché minimo spessore e credibilità, essendo uno stereotipo fin dall'inizio tanto che per chi ha visto molti se non uno schifio di film, non è troppo difficile arguire chi sia il vero colpevole delle uccisioni di ballerine nella scuola di ballo.
Tante belle gnocche ballerine dai corpi sudati e incredibili da quanto sono perfetti e sessualizzati, riprese con dettagli alquanto arrazzanti e debitori- ma mal imitati e goffi perchè alcuni brani della colonna sonora di Keith Emerson che dovrebbe sottolinearli se non esaltarli, non sono proprio granché- dell'erotismo ginnico di Adrian Lyne, nei loro sgambatissimi top-slip da aerobica.
Un mistero per tutti gli esegeti del cinema italiano di genere posto dal film nel quale anche sparisce inspiegabilmente dopo i primi venti minuti e nei quali è il personaggio principale, dopo il Mark Gregory "(ri)trovato", ma Christian Borromeo, che fine ha fatto?
Brava la Karlatos migliore di tutti e come gli altri ovviamente doppiata(persino Cassinelli/Dick Gibson da Cesare Barbetti), che però deve ricorrere spesse volte ad andare sopra le righe, urlare come una ossessa, e a sgranare i suoi occhioni inconfondibili su cui zoomare in pdt, per la sommaria improbabilità di troppi snodi e situazioni.
Cinieri altro attore "fulciano" è sempre lui nel ruolo del riflessivo e filosofo tenente della omicidi Borges(nientemeno), ma anch'egli doppiato, da Pino Locchi.
Ritorna in un ruolo di bambina disabile che è una rielaborazione di uno analogo ne "Lo Squartatore di New York", Silvia Collatina, ancora "fulciana" dopo "Quella Villa accanto al cimitero".
John_Nada1975
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