Regia di Franco Cirino, Phil Karlson vedi scheda film
Nei pressi del villaggio di Reanato, durante la Seconda Guerra Mondiale, dei ragazzini che hanno visto trucidati i propri genitori dai tedeschi aiutano il tenente Turner (Rock Hudson) a far saltare una diga di importanza strategica per favorire l'avanzamento degli Alleati. In cambio però vogliono che l'americano li aiuti nella loro vendetta contro i nazisti.
Doveva essere ridotto piuttosto male il veterano Phil Karlson per accettare di prendere parte ad un progetto del genere (e lo stesso si potrebbe dire anche di Rock Hudson), una coproduzione italo-statunitense che cerca in maniera molto maldestra di sfruttare il successo che i film bellici riscuotevano negli anni sessanta e settanta.
Il risultato è un imbarazzante war-movie la cui unica idea "originale", ovvero quella di rendere protagonisti della vicenda un gruppo di bambini assetati di vendetta per l'uccisione dei loro genitori da parte dei nazisti, mina del tutto ogni possibile credibilità della vicenda, facendo emergere, tra l'altro, una morale di fondo a dir poco allarmante. Il quadro è completato da una sceneggiatura di ben poco conto e mal concepita, con personaggi tagliati con l'accetta e dallo spessore psicologico pressoché inesistente: e il mestiere di Karlson (coadiuvato da tale Franco Cirino) non riesce a risollevare le sorti di una pellicola in fin dei conti deludente anche dal punto di vista spettacolare, con scene d'azione visibilmente fasulle e per nulla emozionanti.
All'interno di un cast sin troppo bizzarramente assortito il povero Rock Hudson fa del suo meglio per risultare credibile in un ruolo fuori dalle sue corde, e in effetti è il migliore della compagnia, insieme all'assatanato Colleano (doppiato da Giancarlo Giannini). Ma per il resto, nelle parti dei tedeschi non c'è un solo attore che sia convincente (né tantomeno che abbia un aspetto teutonico), a cominciare da Sergio Fantoni per finire con Sylva Koscina in versione infermiera.
Buono l'apporto di Gábor Pogány alla fotografia, bruttina e fuori contesto invece la colonna sonora di Ennio Morricone, che nel finale assume un andamento inutilmente epico.
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