Regia di Andrei Konchalovsky vedi scheda film
Un Michelangelo per nulla agiografico e patinato, un uomo tormentato che oscilla tra genio e follia.
E' una coproduzione russo-italiana, ma la pellicola è assai più italiana che russa; ad esempio, è girato in italiano (compresi molti dialetti), i personaggi sono italiani, la storia è italiana, e lo sono pure quasi tutti gli attori. Conoscendo un po' il regista, poi, non mi ha stupito che il film sia ruvido, e a tratti sgradevole.
Si tratta di un periodo della vita di Michelangelo, composto da elementi storici, e altri romanzati e immaginati. Il regista immagina un Michelangelo tormentato, eccentrico e quasi folle, o folle a periodi, cercando di andare a fondo del suo genio ed estro creativo. Più che la follia, mi sono risultati credibili altri dettagli su di lui, come la cresta sulle spese, le regalie alla sua famiglia e certi comportamenti opportunistici per accontentare due padroni. Sullo sfondo vediamo un'Italia dilaniata dalle lotte intestine, specie dopo la morte di Giulio II, cioè papa della Rovere. In quel momento, la famiglia Medici riesce ad imporre un proprio papa, e intende vendicarsi della subalternità prima patita. L'immagine di città come Firenze, Urbino e Carrara che Kon?alovskij
ci dà punta forse un po' troppo sulla sporcizia, sicché gli splendidi edifici sullo sfondo fanno un contrasto forse eccessivo con il sudiciume che regna nelle vie.
Nel tentativo di stigmatizzare nobiltà e clero – uno stile che il regista deve aver assunto per osmosi in Unione Sovietica – sono le scene nei palazzi e nei castelli ad essere le più ruvide, ed a tratti proprio sgradevoli (si pensi alle verruche sui piedi del nuovo, repellente, papa), o al cardinale libidinoso. L'unico a fare una bella figura è papa Giulio II, sincero ammiratore di Michelangelo e legato a lui da un rapporto quasi paterno.
Senza dubbio, però, il regista è più a suo agio e più libero quando rappresenta il popolo e gli operai alla cava e le pericolose operazioni per il trasporto del blocco di marmo. Sono episodi suggestivi e coinvolgenti, che comunicano sincera ammirazione per il duro lavoro dei marmisti.
In ogni caso, il film è scorrevole nonostante la sua lunga durata, e può contare su buoni attori, che recitano con spontaneità. Viene anche schivato lo stile da “documentario” romanzato della BBC. Inoltre, è stato coraggiosamente girato in 4/3; chissà come lo conceranno quando passerà in TV, on in DVD e Blu-ray.
Insomma, con qualche dubbio e qualche forzatura, il film è promosso.
PS: l'allucinazione della coda è presa di peso da “Allucinazione perversa” di Adrian Lyne.
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