Regia di Ferdinando Baldi vedi scheda film
La cosa più interessante di questo peplum oramai fuori tempo massimo (il genere mitologico nostrano si stava infatti estinguendo dopo un lustro e oltre di gloria, quantomeno presso il pubblico), l'attrattiva principale è senza ombra di dubbio il cast: Arnoldo Foà, Mark Damon, Alberto Lupo, Scilla Gabel e Livio Lorenzon sono tutti nomi di un certo calibro, così come non sono disprezzabili le collaborazioni tecniche di Adalberto Albertini (fotografia), Otello Colangeli (montaggio) e soprattutto di Carlo Rustichelli, che cura una colonna sonora, però, piuttosto trascurabile. Baldi non era affatto nuovo al filone dei 'sandaloni' e sarà presto pronto per continuare la sua carriera di realizzatore di lavori di serie B nello spaghetti western, il genere in ascesa in quel preciso momento; anche Il figlio di Cleopatra attesta comunque le sue dignitosissime doti registiche, seppure confinate in un prodottino a budget striminzito e dalla storia rimasticatissima (sceneggiatura di Baldi, Anacleto Fontini e Franco Airaldi). Novanta minuti di intrattenimento a suon di muscoli, bellezze femminili e combattimenti furiosi: tutto già visto, ma confezionato con sufficienti gusto e attenzione. 4/10.
I Romani spadroneggiano in Egitto, dove hanno posto Petronio come neogovernatore. Ma le tribù locali decidono improvvisamente di ribellarsi, guidate del valoroso El Kebir, che altri non è se non il figlio non riconosciuto di Cleopatra e di Cesare.
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