Regia di Tran Buu Loc, Kay Nguyen vedi scheda film
20 FEFF UDINE
Saigon 1969: la capitale vietmìnamita pullula di fermenti occidentalizzanti, influenzando la popolazione abbiente soprattutto in contesti come la moda. La giovane Nhu Y, eletta Miss Eleganza per tre ani consecutive, ne è completmente schiava, incurante che il suo vivere agiato è solo merito della madre sarta, specializzata da generazione nel disegnare e creare i tradizionali e castigatissimi abiti locali denominati Ao Dai, che la figlia rifugge e chiama "tende".
I litigi tra madre e figlia sono all'ordine del giorno e la donna da tempo si è rassegnata a consegnare l'eredità familiare preziosa alla figliastra, a cu cuole molto bene, raccolta dalla strada ed adottata, ragazza umile e molto riconoscente nei confronti della madre adottiva.
Un bel giorno, a causa di un prezioso gioielo incastonato in un avìbito tradizionale che la figlia naturale si sta provando per modificare a suo piacimento. la giovane si rtrova catapultata nel futuro: nei panni si se stessa nel 2017, in grado di confrontarsi con se stessa, anziana, ingrassata, godìffa e fallita. Saprà motivarsi, trovare la forza di tornare alla tradizione, facendo si che la Nhu Y giovane e viziata aiuti la vecchia fallita a ritrovare la forza per riprendere l'antica tradizione che la sorellastra generosamente le ha portato avanti con successo e discrezione.
Commedia colorata pastello e spumeggiante, maliziosa ma tutta sentimento ostentato e sin sbrodolante, in grado di tenere il ritmo indiavolato e spiritoso che si mostra vivace e ben scandito sin dalle prime inquadrature, The Tailor diviene a poco a poco una commedia fantastica peperina che prende indubbiamente spunto da Il diavolo veste Prada, accaparrandosi un piccolo congegno fantastico da viaggio nel tempo, per giocarsi con una certa spigliatezza le sue carte sui toni della commedia spiritosa e tutta ritmo.
Certo poi gli autori dello script si fanno davvero troppo prendere da impellenze buoniste e perdono di vista quel coté indiavolato e malizioso che faceva ben sperare lungo lo scoppiettante inizio, infiaccando il risultato finale sui binari di una mesta ovvietà tutta buone maniere e prediche bigotte.
Peccato, perché il film vietnamita diretta a quattro mani da Buu Loc Tran e Kay Nguyen poteva dare davvero di più, proprio a partire da un valido indiavolato e malizioso avvio spumeggiante e colorato, iconico e molto scatenatamente e frizzantemente gai(y)o.
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