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Sangue nella bocca

Regia di Hernán Belón vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Sangue nella bocca

di Eric Draven
3 stelle

Eva De Dominici

Sangue nella bocca (2016): Eva De Dominici

Leonardo Sbaraglia

Sangue nella bocca (2016): Leonardo Sbaraglia

 

Recensiamo oggi il film Sangue nella bocca (Sangre en la boca) di Hernán Belón (El campo).

Interpretato da Leonardo Sbaraglia (Dolor y gloriaRed Lights), Eva De Dominici e dalla nostra italianissima Erica Banchi.

Sangue nella bocca è un film italo-argentino uscito in Argentina nell’agosto del 2016, distribuito invece solo adesso, dunque con estremo ritardo, nelle sale italiane. Però già da tempo disponibile in spagnolo su Netflix Italia col titolo Sangue in bocca.

 

Questa la trama:

Ramón (Sbaraglia) è un quarantenne pugile professionista molte volte iridato che, puntualmente, vince l’ennesimo incontro decisivo per mantenere il titolo di campione imbattuto.

L’ultimo della sua carriera. Poiché, dopo questo suo definitivo trionfo, s’era prefissato di abbandonare la boxe per dedicarsi esclusivamente alla moglie Carina (Banchi) e ai suoi due piccoli figli, svolgendo un ordinario lavoro da modestissimo commerciante.

Ciò almeno erano i suoi piani. Piani che vengono però fatalmente mandati in frantumi dall’arrivo nella palestra ove Ramón continua ad allenarsi della bella e giovanissima Deborah (la sensuale, selvaggia e conturbante De Dominici). Ramón, dinanzi alla venustà così acerbamente provocante della ragazza, viene colto ipnoticamente e pericolosamente da un istantaneo, portentoso colpo di fulmine nei suoi riguardi. Non riesce infatti più a staccarle gli occhi di dosso e, in un pomeriggio ceruleo e torbidamente avvolto già dal fragore tonante della sua passione scalpitante, pedina Deborah per strada. La ferma, chiedendole d’accompagnarla, facendo finta di trovarsi per caso nei suoi paraggi.

Lei, dirimpetto alla sua avance maldissimulata, invero vistosamente smaccata ma piacevole, inizialmente resta perplessa, perfino un po’ scioccata.

Il giorno seguente però, Deborah e Ramón, dopo essersi scambiati in palestra degli sguardi inequivocabilmente cupidi e maliardi, fanno irruento sesso sotto la doccia. Quindi, ancora bramosi l’uno dell’altro, danno incoscientemente, bollente sfogo irreprimibile alla loro irrequieta, poderosa attrazione fisica, divorandosi giorno e notte di sesso sanguigno e turbolento. Scarnificandosi impetuosamente in amplessi roventi e violenti ai limiti del sadomasochismo più eccitante. Infatti, prima si picchiano come combattenti sul ring, poi si saltano addosso come degli allupati adolescenti liberi da ogni freno sessualmente inibitorio.

Ramón, grazie alla forza erotica profusagli da Deborah, si sente ringiovanito nel cuore, nell’anima e soprattutto nel corpo. Cosicché, decide sorprendentemente di continuare nella sua carriera pugilistica. Sua moglie scopre presto il tradimento di Ramón. Macerata dal dolore, è però costretta ad arrendersi di fronte all’inarrestabile, folle scelta di Ramón. Destinato forse a un’inevitabile caduta tragica.

 

Sangue nella bocca è un film della durata di un’ora e trentasette minuti che si lascia pur guardare, certo. Soprattutto perché, come si diceva un tempo, Eva De Dominici vale il prezzo del biglietto, esibendosi in notevoli scene di nudo quasi integrali e sfoggiando con grande generosità il suo potente sex appeal assai rilevante.

Però sinceramente, al di là del fascino ninfeo da Lolita ante litteram della De Dominici, malgrado di conseguenza le numerose, protratte scene di sesso rimarchevoli, a prescindere dalla consueta, oramai assodata affidabilità attoriale di Leonardo Sbaraglia, il film è emozionalmente anemico.

Una storia di vittoria e discesa all’inferno già vista, sentita e, osiamo dire, già meglio respirata, raccontataci purtroppo dal suo regista con uno stile piatto e televisivo. Perfino mortifero, prevedibile e cimiteriale.

Ove, appunto, anche le scene di sesso affogano nella banalità estetica d’inquadrature tese a esaltare solo il monumentale corpo della De Dominici, non sapendo per nulla effondere nell’occhio di noi spettatori quel senso d’animalità calda e travolgente, quella furiosa istintività emotivamente seducente che avremmo preferito vedere, toccare, sentire. Palpare e gustare.

 

 

di Stefano Falotico

 

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