Regia di Adam McKay vedi scheda film
Vice (2018) Forma o sostanza? La forma è sostanza.
Vice (Usa, 2018) di Adam Mckay ci mostra la faccia brutta e complessa del potere.
Raccontato da un finto narratore, che è prima un veterano in Iraq e poi in Afghanistan, il film racconta i fatti salienti (opinabili) della vita di Dick Cheney, il vice-presidente più influente della storia americana. Dalle sbronze in giovane età, fino agli incarichi alla Casa Bianca, gli attacchi di cuore, il rapporto con la moglie e con il figlio… Fino alla vice-presidenza sotto Bush Jr., dove il potere e le idee del nostro protagonista si spingono fino al culmine massimo.
La forma è spesso sostanza e allora difronte ad un montaggio serrato e continue invenzioni, non si può che rimanere abbagliati. Il regista, un tempo specialista della commedia, è diventato con la sua ciurma di fidati assistenti, che siano tecnici o attori, il regista più politico e a parer mio più utile, più necessario di Hollywood.
Il suo cinema, che strizza l’occhio allo spettatore, è pieno di intelligenza, sarcasmo, è un cinema scorretto e spesso complesso.
Se ne "La grande scommessa", gioiello di tre anni fa, il regista realizzava il più potente ed efficace film di finzione su come un gruppo di uomini ha approfittato della bolla per fare ancora più soldi, qui tocca vertici ancora più alti in quanto a rilevanza politica e sociale.
In piena era Trump, il nostro regista si permette di fare un ritratto spudorato, feroce, fazioso ma strepitoso di un uomo che rappresenta l’American way of life, che dimostra come una persona media se spinta da una pulsione irrefrenabile può diventare così influente.
È un ritratto politico come non si vedeva da tempi, il suo Vice è l’incarnazione di un potere oscuro e incontrollabile.
Il corpo imbolsito di Dick (interpretato magistralmente da Bale) riesce a rendere la ferocia nascosta sotto la calma apparente di un uomo che cova dell’odio per molti. La regia è funzionale nel rendere al meglio insieme al montaggio la frenesia delle immagini, i continui salti temporali e allora il film sembra citare direttamente alcuni dei capi saldi dei così detti film biografici (Quarto potere su tutti).
L’idea meta-cinematografica del finto narratore che svela i trucchi e i passaggi, oppure ancora quando spinge gli attori a interpretare una parte shakespeariana è di grande fascino. Le immagini fluiscono e le informazioni si accatastano e in un periodo di cinema in parte militante, si pensi all’ottimo Blackkklasman, o anche a Tre manifesti a ebbing, Missuri ecc… Il film spicca su tutti per la forza visiva, che al momento ha poche comparazioni, per i dialoghi che sembrano surreali e invece sono realissimi, ma soprattutto per la forza con cui attacca la politica di questi anni, facendo nomi e cognomi.
Altro punto a favore è il superlativo cast: guidato da un Bale capace di mimetizzarsi nel ruolo, come spesso gli è capitato, di ingrassare a dismisura e rappresentare al meglio l’astuzia di un uomo medio, il resto del cast come detto è magnifico.
Nei vari passaggi che racconta, tutti cruciali per la vita americana e mondiale, c’è nè sono vari che sorprendono e stupiscono.
Se vogliamo, si tratta per molti di un ripasso della storia recentissima vista attraverso le avventure di questo corpulento uomo. Il cinema del regista è un cinema necessario, importante e di grande impatto. Se dovessi consigliare ad un ragazzo un film per ripassare gli ultimi quarant’anni di storia americana, gli consiglierei questo gioiello e direi lo stesso a chi è alla ricerca di un film di immagini vere e potenti, significanti e significative.
La forma è contenuto! Ma in questo caso la forma e il contenuto si inseguono fino alla fine e formano un’opera che ricorderemo per decenni. Se Scorsese col suo "The Wolf of wall street" ha tracciato la fine di un periodo di cinema contrassegnato dalla riflessione sulle dipendenza, col suo dittico Mckay può segnare in positivo un certo modo di fare cinema per tutti, ma di impatto, che faccia ridere e che colpisca le menti e le coscienze.
Un cinema capace di farci riflettere con immagini e parole, insomma signori stiamo parlando (senza voler abusare della parola) di un moderno e necessario (!) capolavoro.
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