Regia di Adam McKay vedi scheda film
NEI CINEMA ITALIANI DAL GENNAIO 2019
VISTO SU PRIME VIDEO NEL DICEMBRE 2022
Come fare il presidente degli Stati Uniti d’America essendo solo il vicepresidente degli Stati Uniti d’America. Come ottenere che una carica considerata “simbolica”, sia in modo latente potenziata da una serie di deleghe in apparenza, ma solo in apparenza, “banali”: amministrazione, esercito, energia e politica estera. E, soprattutto, avere a fianco George W. Bush felice e contento dell’accordo. È ciò che fece – stando anche alla ricostruzione filmica di quest’opera scritta e diretta da Adam McKay (suo il geniale Don't Look Up, 2021) - Dick Cheney, vice numero uno degli Usa dal 2001 al 2009, in una delle amministrazioni più tormentate e discusse dell’intera storia dell’Unione, a cominciare dalle drammatiche conseguenze dell’attacco terroristico contro le Torri Gemelle del World Trade Center, nel quartiere della Lower Manhattan di New York e contro il Pentagono, sede del Dipartimento della Difesa nella contea di Arlington in Virginia.
Immagine di gruppo, il regista con gi attori principali a una premiazione:
da sinistra Amy Adams, Adam McKay, Sam Rockwell, Steve Carell
e Christian Bale (foto hotcorn.com)
Il film di McKay si prefigge di ripercorre un arco piuttosto ampio della vita di questo politico di area repubblicana arguto e machiavellico, ironico e autorevole, che – dalla fine degli anni Sessanta del Novecento - da stagista con problemi di dipendenza dall’alcol, riuscì a scalare la vetta della politica americana, passando attraverso ben cinque presidenze repubblicane. La costruzione della pellicola punta molto sui salti temporali, dal presente al passato in un ripetersi di flashback a tratti pesanti e penalizzanti per la scioltezza della fruizione da parte dello spettatore. Componente determinante, in questo, ha il trucco (Cannom, Biscoe e DeHaney) per il quale nel 2019 fu incassato l’unico Oscar sulla bellezza di otto candidature. Senza nulla togliere alla sostanza che garantisce una discreta credibilità ai personaggi più coinvolti dal massiccio maquillage, è innegabile che esso sia penalizzante in quanto a realismo e nella valutazione delle prove attoriali.
Vice - L'uomo nell'ombra. Scena con, in primo piano,
Christian Bale e Steve Carell (foto madmass.it)
Un cast di livello che conta anche alcuni nomi di pesantissimo cabotaggio:
- Christian Bale (da pochi giorni anche nei cinema italiani con The Pale Blue Eye - I delitti di West Point) è il protagonista principale, Dick Cheney, il ‘vice’, nella seconda parte della vicenda cardiopatico acclarato, ormai esperto nel prevedere l’incipienza di un infarto e che, nonostante le difficoltà di salute e derivanti dagli imprevisti della politica e della storia, riesce a perseguire i propri obiettivi e a influire al punto tale da essere considerato, insieme a George W. Bush e al segretario della Difesa Donald Rumsfeld, il responsabile delle oggi impopolari invasioni statunitensi di Afghanistan e Iraq, che provocarono l’uccisione di migliaia di persone e la tortura di prigionieri. E che, lungi dallo scongiurare l’ascesa dello stato Islamico in Iraq, col passare degli anni l’hanno favorita. Per l’ennesima volta l’attore premio Oscar 2011 per il ruolo in The Fighter (2010), dà un saggio significativo del suo eclettismo, pur pagando lo scotto, come già sottolineato, di un camuffamento da trucco sostanzioso.
- Sam Rockwell (nel 2019 perfetto nel ruolo dell'avvocato in Richard Jewell) è George W. Bush, presidente degli Stati Uniti che abbiamo imparato a conoscere anche per le sue numerose gaffe e per i dubbi relativi al suo servizio militare e alla sua preparazione politica in generale. L’attore californiano ne propone una versione marcata, al limite della caricatura, anche lui ben equipaggiato di trucco ma comunque molto efficace non tanto per la somiglianza raggiunta ma perché Rockwell è sempre molto bravo nel dare corpo a personaggi borderline, sia in cattiveria, sia in bontà, sia in stravaganza. Alcuni suoi duetti con Bale sono fra i punti di forza del film.
Vice - L'uomo nell'ombra. Scena con Christian Bale e Sam Rockwell
(foto mubi.com)
- Amy Adams (vista di recente nel non entusiasmante Elegia americana, 2020) è la fidata e paziente moglie di Cheney, Lynne, presente nei momenti cruciali della vita, sia privata sia pubblica del marito, dall’aiutarlo a liberarsi della bottiglia al tenere comizi elettorali per conto di Dick. Adams offre una prova convincente nonostante un ruolo d’appoggio che ne sacrifica un po’ le capacità.
- Steve Carell (nel 2018 protagonista dell'apprezzato Benvenuti a Marwen) è l’alleato e amico Donald Rumsfeld, politico di lunghissimo corso che oltre ad aver introdotto Cheney alla politica lo ha anche fiancheggiato per quasi tutta la carriera, dribblando insieme a lui coinvolgimenti drammatici come quello nel Watergate di Nixon. Sempre bravo e simpatico anche Carrell, adattabile e quindi congeniale a un altro ruolo spesso parodistico e irrisorio nei confronti del personaggio reale.
- Jesse Plemons (coraggioso e applaudito nell'eccentrico Sto pensando di finirla qui, 2020) è azzeccato nel ruolo del narratore dell’intera vicenda, con tono ben studiato in un misto di contegno e sarcasmo, adatti all’impronta dell’opera.
Vice - L'uomo nell'ombra. Scena con Jesse Plemons,
il narratore (foto spietati.it)
Il film ha una sua forza che ne giustifica una discreta capacità di coinvolgere chi guarda e un ragguardevole grado di rivedibilità. Le interpretazioni hanno un merito importante e andrebbero ricordate anche quelle di altri interpreti cui è affidato un ruolo minore ma comunque incisivo. Una storia sull’anima più intima e nera della politica degli Usa e anche più in generale, con le sue regole spietate, la cattiveria e il cinismo in abbondanza. Ma anche sui drammi personali che possono toccare gli stessi artefici di quella politica che agli scherzi della vita - come tutti noialtri comuni mortali - non possono sfuggire.
Voto: 7,7
Rivedibilità: 7/10
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