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First Man - Il primo uomo

Regia di Damien Chazelle vedi scheda film

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La recensione su First Man - Il primo uomo

di LAMPUR
6 stelle

Ryan Gosling

First Man - Il primo uomo (2018): Ryan Gosling

Un avvenimento epocale, come il primo passo dell’uomo sulla luna, è ormai somatizzato da quasi ogni tipologia di utente, praticamente di ogni età.

 

Per suscitare interesse, curiosità ed emozione, questa storia andava sviscerata da altri punti di vista, e Chazelle, già regista del musicarello La La Land, tra uomo e luna, punta tutto sull’uomo, quel Neil Armstrong protagonista assoluto dell’Evento, ma anche persona schiva e trafitta nell’intimo dalla perdita della primogenita per un male incurabile.

 

Si tuffa nel lavoro Neil, si candida per il programma spaziale che lui, da provetto ingegnere, già teorizzava, ed il film diventa un backstage dell’avventura: gli esperimenti, i disastri, i compagni persi, sottolineando le prove fallimentari, i tentativi mal riusciti, i disaccordi e i timori, i guasti, gli errori di valutazione ed i salvataggi in extremis.

 

Dobbiamo fallire qui, per non fallire poi lassù” una delle frasi più ad effetto di Armstrong, che deve combattere coi suoi fantasmi, con la ritrosia della moglie che lo vede ad altissimo rischio di non ritorno, con le polemiche sociali sui troppi soldi in fumo, con la corsa a tempo contro L’Unione Sovietica a chi metterà per primo il piede sulla luna, assicurandosi un prestigio infinito.

Una lotta stressante che lo vede in prima linea anche come rappresentante Nasa nelle alte sfere, sottoposto a costante pressione.

 

Questo è l’aspetto privilegiato da Chazelle, puntando su un Ryan Gosling più mono espressivo del solito, anche perché nei panni di un Armstrong refrattario alle emozioni, telegrafico nelle interviste, costretto quasi dalla moglie a vincere le sue reticenze e a salutare i figli prima della “missione finale”.

Ed ecco quasi una minore attenzione verso il lato tecnico, ma esaltata dal tentativo di affascinare ed irretire lo spettatore soprattutto con gli aspetti claustrofobici delle navette, il buio, le insistenti vibrazioni, i dettagli in primo piano sempre favoriti rispetto all’insieme, le musiche e rumori spesso al limite del fastidio acustico, riprese sbieche a surrogare l’immaginifico e ricreare tensione e ansia in chi osserva.

 

Una commistione vincente di punti di vista, se non fosse per qualche caduta di tono che tende a solleticare e ad emozionare a comando, come col siparietto finale di Armstrong sulla luna, che non staremo a svelare, ma che ci è apparso debolissimo escamotage per vincere facile dove non era affatto necessario.

 

Siamo comunque avanti anni luce (tanto per restare in tema spaziale) da pellicole affettate tipo Gravity, dove lo spazio era un gioioso campo giochi, anziché un indistinto buco nero da domare.

 

 

Ryan Gosling

First Man - Il primo uomo (2018): Ryan Gosling

 

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