Regia di Damien Chazelle vedi scheda film
VENEZIA 75 - CONCORSO
Essere eroi ed autori di un'impresa storica oltre ogni portata, non rende automaticamente padrone di se stesso e capace di affrontare ogni risvolto del vivere quotidiano, il super uomo che se ne è reso indomito protagonista.
La storia di Neil Armstrong che ci racconta Damien Chazelle, autore baciato dal successo dopo i premi e le lodi ricevute per La La Land e qui alla sua quarta opera da regista, ha il pregio di focalizzarsi sul lato più umano ed intimo del nostro eroe schivo e poco propenso ad autocelebrazioni. Anche a costo di sfatarne in parte, o solo scalfirne lievemente, la portata eroica da uomo infallibile, ma facendogli guadagnare umanità nel suo essere genitore insicuro, imbarazzato, incapace di affrontare le responsabilità apparentemente più elementari e scontate: quelle di un mestiere che non si studia, né si impara sui libri. Il lavoro del padre di famiglia.
Chezelle, uomo di talento ma non certo incline a trascurare il calcolo commerciale (e la cosa non è certo un demerito, anzi!) sa come proporsi al pubblico, trasformando una storia istituzionale ed emblema per antonomasia di eroismo e coraggio, in un racconto di formazione intima in cui si sonda con finezza e delicatezza l'intimo umano di una persona capace di gestire una operazione impossibile, ma vulnerabile nei confronti di un mestiere che non si insegna né impara con lezioni o corsi: quello necessariamente improvvisato e improgrammabile di genitore.
Nel cast professionale contornato di validi visi di ottimi caratteristi, vincenti e di forte charme risultano soprattutto i due protagonisti marito e moglie, capaci di dar vita assieme ad una attraente amalgama di coppia: un Ryan Goslin- Neil Armstrong sviscerato dalla acclamata star nell'intimo del proprio dramma familiare privato (la prematura scomparsa della primogenita bambina malata di cancro), che vince e riesce nella sua missione impossibile grazie all'apporto di una consorte tenace e orgogliosa (la interpreta con passione percepibile ad occhio nudo la splendida Claire Foy), che sa tenergli testa e riportarlo nella corretta dimensione di uomo e padre che prepara la propria prole ad una eventualità tragica e possibile, se non probabile.
Poi certo il film non lesina scontatezze e sviluppi retorici tipici della produzione rivolta alla vastità del pubblico indistinto, autocelebrativa di quell'enfasi americana che proprio le produzioni hollywoodiane stentano ad autodiagnosticarsi tenendosene alla larga: la produzione sotto l'ala spielberghiana dona, in questo contesto, sia certezze, sia pure anche limiti ad un film tecnicamente impeccabile, a cui manca forse un po' di azzardo e di follia, quegli ingredienti a sorpresa che resero Whiplash un grande esordio ed il film ad oggi più puro e riuscito dell'autore.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta